Sulla lingua di Machiavelli disponiamo di alcune analisi, per la maggior parte piuttosto datate, e che si limitano alle opere maggiori e alle legazioni del periodo della Cancelleria fiorentina (cfr. Telve 2000). Il problema appare particolarmente visibile nel caso dell’Arte della guerra, che, secondo Fachard (2001: 6) è il trattato«meno indagato e apprezzato dalla critica attraverso i secoli». Infatti gli studi sulla sintassi e sul lessico machiavelliano trascurano quasi del tutto il nostro trattato (Chiappelli 1952 e 1969 svolge le proprie analisi soprattutto sul Principe sui Discorsi). Eppure il testo appare non privo di intersse, soprattutto dal punto di vista lessicale. In generale, il lessico Machiavelliano risente dell’influsso di diversi linguaggi settoriali, con i quali l’autore entra in contatto nel periodo della Cancelleria fiorentina (per es. stereotipi e vocaboli cancellereschi). Tra queste stratificazioni, quelle relative alla terminologia amministrativa e quella militare provengono, secondo Chiappelli (1969: 26), direttamente dall’ambiente, non solo per quanto riguarda le diverse nomenclature, ma anche varie locuzioni. D’altro canto va però tenuto conto che il nostro autore appare molto aperto all’assunzione di diversi latinismi, forestierismi, idiotismi. E sono soprattutto i primi ad acquistare una particolare consistenza nell’opera Machiavelliana. Lo stesso Machiavelli afferma che «Qualunque volta viene o nuove dottrine in una città o nuove arti, è necessario che vi venghino nuovi vocaboli et nati in quella lingua donde quelle dottrine o quelle arti son venute» (Discorsi 29). Ciò appare in maggior misura nel caso di un opera, come l’Arte della guerra, nella quale il contesto storico cui è attinta la maggior parte degli exempla è di epoca romana: «io non mi partirò mai, con lo essemplo di qualunque cosa, da’ miei romani» (I 30). Tra le fonti del trattato, individuate da Burd 1896, a cui si aggiungono altre analisi più recenti (tra cui ricordiamo solo Martelli 1998): Vegezio, Frontino, Polibio, Plutrarco, ma anche Cicerone, Livio, Cesare, Suetonio, Seneca. Fachard (2001: 17) nota come spesso dalla ripresa letterale di Vegezio dipendano alcune discrasie all’interno del testo. Alla luce di queste acquisizioni, il saggio ricostruisce la composizione del lessico del trattato e mostra quanto del lessico militare dell’Arte della guerra il M. prenda dalle fonti, quanto sia invece facente parte del lessico tecnico dell’epoca, quanto sia mutuato dalle altre opere del Segretario fiorentino. BIBLIOGRAFIA Burd, L.A. Le fonti letterarie di Machiavelli nell’ ‘Arte della guerra’, in «Atti della R. Accademia dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche», s..v., IV, a. CCXCIII (1896), 188-261. Chiappelli, Fredi (1952), Studi sul linguaggio del Machiavelli, Firenze, Le Monnier. Chiappelli, Fredi (1969), Nuovi studi sul linguaggio del Machiavelli, Firenze, Le Monnier. Fachard, Denis (2001), Introduzione a Niccolò Machiavelli, L’arte della guerra. Scritti politici minori, a cura di J.-J. Marchand / D. F. / e G. Masi, Roma, Salerno ed., 2001: 3-23 Martelli M. Machiavelli e Frontino. Nota sulle fonti letterarie dell’ ‘Arte della guerra, in AA.VV., Regards sur la reinassance italienne. Mélanges de Littérature offerts à Paul Larivaille, Paris, Université Paris x-Nanterre, 1998, pp. 115-25. Telve Stefano, 2000, Testualità e sintassi del discorso trascritto nelle Consulte e pratiche fiorentine (1505), Roma, Bulzoni.

Note sull’"Arte della guerra" di Niccolò Machiavelli

FRENGUELLI, GIANLUCA
2003-01-01

Abstract

Sulla lingua di Machiavelli disponiamo di alcune analisi, per la maggior parte piuttosto datate, e che si limitano alle opere maggiori e alle legazioni del periodo della Cancelleria fiorentina (cfr. Telve 2000). Il problema appare particolarmente visibile nel caso dell’Arte della guerra, che, secondo Fachard (2001: 6) è il trattato«meno indagato e apprezzato dalla critica attraverso i secoli». Infatti gli studi sulla sintassi e sul lessico machiavelliano trascurano quasi del tutto il nostro trattato (Chiappelli 1952 e 1969 svolge le proprie analisi soprattutto sul Principe sui Discorsi). Eppure il testo appare non privo di intersse, soprattutto dal punto di vista lessicale. In generale, il lessico Machiavelliano risente dell’influsso di diversi linguaggi settoriali, con i quali l’autore entra in contatto nel periodo della Cancelleria fiorentina (per es. stereotipi e vocaboli cancellereschi). Tra queste stratificazioni, quelle relative alla terminologia amministrativa e quella militare provengono, secondo Chiappelli (1969: 26), direttamente dall’ambiente, non solo per quanto riguarda le diverse nomenclature, ma anche varie locuzioni. D’altro canto va però tenuto conto che il nostro autore appare molto aperto all’assunzione di diversi latinismi, forestierismi, idiotismi. E sono soprattutto i primi ad acquistare una particolare consistenza nell’opera Machiavelliana. Lo stesso Machiavelli afferma che «Qualunque volta viene o nuove dottrine in una città o nuove arti, è necessario che vi venghino nuovi vocaboli et nati in quella lingua donde quelle dottrine o quelle arti son venute» (Discorsi 29). Ciò appare in maggior misura nel caso di un opera, come l’Arte della guerra, nella quale il contesto storico cui è attinta la maggior parte degli exempla è di epoca romana: «io non mi partirò mai, con lo essemplo di qualunque cosa, da’ miei romani» (I 30). Tra le fonti del trattato, individuate da Burd 1896, a cui si aggiungono altre analisi più recenti (tra cui ricordiamo solo Martelli 1998): Vegezio, Frontino, Polibio, Plutrarco, ma anche Cicerone, Livio, Cesare, Suetonio, Seneca. Fachard (2001: 17) nota come spesso dalla ripresa letterale di Vegezio dipendano alcune discrasie all’interno del testo. Alla luce di queste acquisizioni, il saggio ricostruisce la composizione del lessico del trattato e mostra quanto del lessico militare dell’Arte della guerra il M. prenda dalle fonti, quanto sia invece facente parte del lessico tecnico dell’epoca, quanto sia mutuato dalle altre opere del Segretario fiorentino. BIBLIOGRAFIA Burd, L.A. Le fonti letterarie di Machiavelli nell’ ‘Arte della guerra’, in «Atti della R. Accademia dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche», s..v., IV, a. CCXCIII (1896), 188-261. Chiappelli, Fredi (1952), Studi sul linguaggio del Machiavelli, Firenze, Le Monnier. Chiappelli, Fredi (1969), Nuovi studi sul linguaggio del Machiavelli, Firenze, Le Monnier. Fachard, Denis (2001), Introduzione a Niccolò Machiavelli, L’arte della guerra. Scritti politici minori, a cura di J.-J. Marchand / D. F. / e G. Masi, Roma, Salerno ed., 2001: 3-23 Martelli M. Machiavelli e Frontino. Nota sulle fonti letterarie dell’ ‘Arte della guerra, in AA.VV., Regards sur la reinassance italienne. Mélanges de Littérature offerts à Paul Larivaille, Paris, Université Paris x-Nanterre, 1998, pp. 115-25. Telve Stefano, 2000, Testualità e sintassi del discorso trascritto nelle Consulte e pratiche fiorentine (1505), Roma, Bulzoni.
2003
8879993305
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