Il polo d’attrazione della riflessione è il problematicismo pedagogico (A. Banfi-G.M. Bertin-M. G. Contini), innestandosi nella fenomenologia (L. Anceschi, L. Pareyson) e nello strumentalismo deweyano (Arte come esperienza), un orizzonte di ricerca che consente di “ri/appropriarsi” dell’evento educativo in tutte le sue manifestazioni, non ultimo la dimensione estetica. Il saggio intende illustrare i vari interventi di Rudolf Arnheim – filtrati attraverso uno dei rappresentanti della psicologia di matrice fenomenologica, Giuseppe Galli – che conducono alla delineazione di un curricolo formativo centrato sull’educazione estetica. Accogliendo l’istanza promossa da Raffaele Laporta della «riduzione empirica della pedagogia» compiuta con il primato dell’apprendimento, l’esperienza estetica – appresa e promossa da una teoria estetica di matrice fenomenologica – è sic et sempliciter una delle principali, se non fondamentali, esperienze di apprendimento. L’educazione estetica non si risolve e non si esaurisce nella comprensione dell’opera d’arte. Per l’estetica fenomenologica l’esperienza estetica rappresenta non solo un paradigma di «ricezione» e di «conoscenza», ma anche un «paradigma di senso» costituendosi così come «vettore valoriale». La teoria della formatività di Luigi Pareyson non è riferibile solo all’arte propriamente detta, ma anche ad ogni attività e ad ogni processo interpretativo-formativo; così l’intera vita spirituale assume un carattere artistico e formativo: l’arte si specifica perché attività formale intenzionale. La pedagogia, come teoria generale dell’educazione, accogliendo le istanze e le sollecitazioni della fenomenologia estetica e della psicologia fenomenologica, qui sopra richiamate, potrebbe e dovrebbe riappropriarsi dell’esperienza estetica e promuoverla. Non si tratta di formare artisti: si tratta di sviluppare in tutti i soggetti educandi quelle capacità sentimentali, fantastiche, creative, che erroneamente si ritiene costituiscano la dote esclusiva degli artisti. Educazione, dunque, come opera di liberazione della persona intera: razionalità e affettività, immaginazione e creatività, interiorità e relazionalità, ma anche e soprattutto formazione di un giudizio che sappia esercitare la sua funzione critica nei confronti dell’arte, ma anche nei confronti del mondo o di una porzione di esso fosse pure un contesto urbano.
L'educazione estetica: le ragioni di un incontro tra psicologia, estetica e pedagogia
TUMINO, RAFFAELINO
2009-01-01
Abstract
Il polo d’attrazione della riflessione è il problematicismo pedagogico (A. Banfi-G.M. Bertin-M. G. Contini), innestandosi nella fenomenologia (L. Anceschi, L. Pareyson) e nello strumentalismo deweyano (Arte come esperienza), un orizzonte di ricerca che consente di “ri/appropriarsi” dell’evento educativo in tutte le sue manifestazioni, non ultimo la dimensione estetica. Il saggio intende illustrare i vari interventi di Rudolf Arnheim – filtrati attraverso uno dei rappresentanti della psicologia di matrice fenomenologica, Giuseppe Galli – che conducono alla delineazione di un curricolo formativo centrato sull’educazione estetica. Accogliendo l’istanza promossa da Raffaele Laporta della «riduzione empirica della pedagogia» compiuta con il primato dell’apprendimento, l’esperienza estetica – appresa e promossa da una teoria estetica di matrice fenomenologica – è sic et sempliciter una delle principali, se non fondamentali, esperienze di apprendimento. L’educazione estetica non si risolve e non si esaurisce nella comprensione dell’opera d’arte. Per l’estetica fenomenologica l’esperienza estetica rappresenta non solo un paradigma di «ricezione» e di «conoscenza», ma anche un «paradigma di senso» costituendosi così come «vettore valoriale». La teoria della formatività di Luigi Pareyson non è riferibile solo all’arte propriamente detta, ma anche ad ogni attività e ad ogni processo interpretativo-formativo; così l’intera vita spirituale assume un carattere artistico e formativo: l’arte si specifica perché attività formale intenzionale. La pedagogia, come teoria generale dell’educazione, accogliendo le istanze e le sollecitazioni della fenomenologia estetica e della psicologia fenomenologica, qui sopra richiamate, potrebbe e dovrebbe riappropriarsi dell’esperienza estetica e promuoverla. Non si tratta di formare artisti: si tratta di sviluppare in tutti i soggetti educandi quelle capacità sentimentali, fantastiche, creative, che erroneamente si ritiene costituiscano la dote esclusiva degli artisti. Educazione, dunque, come opera di liberazione della persona intera: razionalità e affettività, immaginazione e creatività, interiorità e relazionalità, ma anche e soprattutto formazione di un giudizio che sappia esercitare la sua funzione critica nei confronti dell’arte, ma anche nei confronti del mondo o di una porzione di esso fosse pure un contesto urbano.File | Dimensione | Formato | |
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