Il saggio ha ricostruito la storia di uno dei più consistenti nuclei di opere che formano le collezioni della Pinacoteca civica di Fermo: i dipinti provenienti dalla chiesa di San Filippo a Fermo, entrati in possesso del comune a seguito delle soppressioni postunitarie. Si tratta di uno fra i primi insediamenti dell'Ordine di San Filippo Neri in Italia e una delle più importanti chiese dei Filippini nelle Marche. Completamente dimenticata nell'allestimento museale attuale, l'unità profonda del patrimonio di provenienza oratoriana è stata ricostruita con l'ausilio di numerosi documenti inediti provenienti dall'archivio arcivescovile dall'archivio comunale di Fermo. Per molte delle opere si sono ripercorse le vicende della commissione alla musealizzazione: fra gli altri casi, importante per la rilevanza dell'opera, è quello dell'Adorazione dei pastori di Rubens, pala della cappella Costantini in San Filippo, dipinta dall'artista fiammingo nel 1608 su commissione di Flaminio Ricci. Ricci fermano, fu a capo della Vallicella a Roma fra 1602 e 1608 e committente anche delle tre pale dell'altare maggiore della chiesa romana, eseguite dallo stesso Rubens. L'individuazione di alcune lettere, in parte inedite, di Flaminio Ricci ai confratelli di Fermo ha consentito di delinearne il ruolo di vero e proprio committente a distanza della parte architettonica e della pala di Rubens. A un altro marchigiano, Pietro Consolini da Monteleone di Fermo, rettore della Vallicella dal 1611 al 1618 si deve invece, probabilmente, il coinvolgimento di Giovanni Lanfranco, autore della Pentecoste un tempo sull'altare maggiore. Altra acquisizione è quella relativa alla storia delle due pale gemelle con i santi Lucio (rubata dopo il 1936) e Margherita (ancora esistente) inviate dopo il 1666 dai fratelli Gennari, nipoti di Guercino, a Fermo, su commissione dei coniugi Sanguigni. Il saggio ha poi ripercorso la storia e le tappe della costruzione e decorazione della chiesa, oggi lasciata in stato di semiabbadono nonostante la grande qualità dell'architettura e degli apparati decorativi. Ricorrendo alle fonti abbiamo cercato di capire i motivi della progressiva separazione fra le vicende del contenitore e del contesto naturale e quelle dei dipinti, consumatasi nella seconda metà del '900: proprio il ricovero delle tele in Pinacoteca ha finito purtroppo per favorire l'oblio della chiesa, spezzando sia il legame fisico, sia quello di significato fra i dipinti e il loro ambiente naturale, preservatosi intatto per secoli. Il saggio si chiude con una serie di proposte di intervento che mirano a suscitare un dibattito nell'amministrazione pubblica proprietaria dei beni e presso la Soprintendenza, responsabile della tutela: la proposta è di intervenire sulla salvaguardia della chiesa di San Filippo, il cui recupero appare urgente e indeludibile e poi di interrogarsi sulla soluzione del problema della ricontestualizzazione dei dipinti mobili: la gamma di soluzioni prospettate va dall'ipotesi di una loro ricollocazione nella chiesa a quella di un apposito e nuovo allestimento dei dipinti filippini nel museo, in grado di rendere conto della storia e del contesto di origine

I dipinti della Pinacoteca civica di Fermo provenienti dalla chiesa e dalla casa dei Filippini. Problemi di contestualizzazione storica e del recupero di senso attraverso il museo

COLTRINARI, FRANCESCA
2008-01-01

Abstract

Il saggio ha ricostruito la storia di uno dei più consistenti nuclei di opere che formano le collezioni della Pinacoteca civica di Fermo: i dipinti provenienti dalla chiesa di San Filippo a Fermo, entrati in possesso del comune a seguito delle soppressioni postunitarie. Si tratta di uno fra i primi insediamenti dell'Ordine di San Filippo Neri in Italia e una delle più importanti chiese dei Filippini nelle Marche. Completamente dimenticata nell'allestimento museale attuale, l'unità profonda del patrimonio di provenienza oratoriana è stata ricostruita con l'ausilio di numerosi documenti inediti provenienti dall'archivio arcivescovile dall'archivio comunale di Fermo. Per molte delle opere si sono ripercorse le vicende della commissione alla musealizzazione: fra gli altri casi, importante per la rilevanza dell'opera, è quello dell'Adorazione dei pastori di Rubens, pala della cappella Costantini in San Filippo, dipinta dall'artista fiammingo nel 1608 su commissione di Flaminio Ricci. Ricci fermano, fu a capo della Vallicella a Roma fra 1602 e 1608 e committente anche delle tre pale dell'altare maggiore della chiesa romana, eseguite dallo stesso Rubens. L'individuazione di alcune lettere, in parte inedite, di Flaminio Ricci ai confratelli di Fermo ha consentito di delinearne il ruolo di vero e proprio committente a distanza della parte architettonica e della pala di Rubens. A un altro marchigiano, Pietro Consolini da Monteleone di Fermo, rettore della Vallicella dal 1611 al 1618 si deve invece, probabilmente, il coinvolgimento di Giovanni Lanfranco, autore della Pentecoste un tempo sull'altare maggiore. Altra acquisizione è quella relativa alla storia delle due pale gemelle con i santi Lucio (rubata dopo il 1936) e Margherita (ancora esistente) inviate dopo il 1666 dai fratelli Gennari, nipoti di Guercino, a Fermo, su commissione dei coniugi Sanguigni. Il saggio ha poi ripercorso la storia e le tappe della costruzione e decorazione della chiesa, oggi lasciata in stato di semiabbadono nonostante la grande qualità dell'architettura e degli apparati decorativi. Ricorrendo alle fonti abbiamo cercato di capire i motivi della progressiva separazione fra le vicende del contenitore e del contesto naturale e quelle dei dipinti, consumatasi nella seconda metà del '900: proprio il ricovero delle tele in Pinacoteca ha finito purtroppo per favorire l'oblio della chiesa, spezzando sia il legame fisico, sia quello di significato fra i dipinti e il loro ambiente naturale, preservatosi intatto per secoli. Il saggio si chiude con una serie di proposte di intervento che mirano a suscitare un dibattito nell'amministrazione pubblica proprietaria dei beni e presso la Soprintendenza, responsabile della tutela: la proposta è di intervenire sulla salvaguardia della chiesa di San Filippo, il cui recupero appare urgente e indeludibile e poi di interrogarsi sulla soluzione del problema della ricontestualizzazione dei dipinti mobili: la gamma di soluzioni prospettate va dall'ipotesi di una loro ricollocazione nella chiesa a quella di un apposito e nuovo allestimento dei dipinti filippini nel museo, in grado di rendere conto della storia e del contesto di origine
2008
9788860560308
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