Il saggio, contenuto nel volume Hospitals and Social Care in the Early Modern Period. The Realisation and Discussion of the Welfare State in Italy, in Europäisches Spitalwesen. Institunionelle Fürsorge in Mittelalter und Früher Neuzeit – Hospitals and Insitutional Care in Medieval and Early Modern Europe, a cura di Martin Scheutz, Andrea Sommerlechner, Herwig Weigl, Alfred Stefan Weiß, Wien-München, R. Oldenbourg Verlag, 2008, s’inserisce nel quadro di una ricerca di lungo periodo sugli ospedali e le istituzioni sociali in Europa. Alla luce di un’ampia trattatistica che va dal tardo Seicento al primo Ottocento, esso s’interroga sulla natura di un’inedita e grande trasformazione che interessa le istituzioni sociali nella prima fase della modernizzazione e che vede anche in molti Stati italiani, già nel corso del Settecento, l’ingresso di un nuovo soggetto nel campo della sanità e dell’assistenza, lo Stato. Esso riesce infatti a coniugare l’idea di “polizia” – tipica di una concezione dello Stato ormai interventista e tesa alla ricerca di un vasto controllo sociale, sotto l’influenza del cameralismo – con quella di una “filantropia” in grado di umanizzare un potere di tipo nuovo, non più fondato su basi religiose. In questo senso l’assistenza non è più uno dei compiti del principe cristiano – come nelle realizzazioni d’ispirazione gesuitica nella Roma innocenziana del tardo Seicento – o l’opera dei corpi sociali autoorganizzati dell’antico regime, ma si lega a un’inedita visione della polis, di cui il sovrano diviene interprete. Ed è la distanza che ancora separa la “carità cristiana” di Muratori – con tutte le sue istanze di rinnovamento che trovano eco in molteplici proposte, ma pure con la sua fedeltà alla tradizione – dalla “carità sociale” quale fonte dello “Stato di benessere” caratteristica di visioni successive, aprendo la strada agli interventi legislativi che dal secondo Settecento giungono al secolo successivo. Le misure più incisive si registrano, non a caso, là dove l’assolutismo aveva assunto i tratti più “illuminati”, in relazione sia ad avvicendamenti dinastici o a influssi d’oltralpe, sia a sollecitazioni provenienti dal pensiero giuridico, rivolto a mettere in discussione le prerogative ecclesiastiche sulle opere pie. La Lombardia austriaca rappresenta, da questo punto di vista, un laboratorio esemplare – fra le riforme teresiane e i più radicali interventi giuseppini, incentrati sul controllo dei patrimoni e la nomina pubblica degli amministratori ormai sottratta ai patriziati cittadini – che avrebbero costituito la premessa della legislazione napoleonica e di quella della Restaurazione. Su questa base gli ospedali sono in grado di accogliere la clinica medica e chirurgica, che avrebbe aperto la strada al superamento del ricovero indifferenziato e soprattutto ai progressi scientifici e terapeutici dell’Ottocento, mentre gli istituti assistenziali possono a loro volta mettere in primo piano una dimensione nuova, pedagogica, rieducativa, di accoglienza in qualche modo specializzata nei confronti della popolazione anziana. Eppure le istituzioni ospedaliere e assistenziali dell’ancien régime, tutt’altro che immobili, rimangono alla base del nuovo sistema, in un articolato rapporto con la società civile e religiosa. Sono elementi di cui la modernizzazione settecentesca e del primo Ottocento, in particolare nei paesi asburgici, ha un’attenta considerazione e che contribuiscono a mantenere i “luoghi” della cura e dell’accoglienza al centro della vita delle città e dei territori.

Hospitals and Social Care in the Early Modern Period. The Realisation and Discussion of the Welfare State in Italy

BRESSAN, EDOARDO
2008-01-01

Abstract

Il saggio, contenuto nel volume Hospitals and Social Care in the Early Modern Period. The Realisation and Discussion of the Welfare State in Italy, in Europäisches Spitalwesen. Institunionelle Fürsorge in Mittelalter und Früher Neuzeit – Hospitals and Insitutional Care in Medieval and Early Modern Europe, a cura di Martin Scheutz, Andrea Sommerlechner, Herwig Weigl, Alfred Stefan Weiß, Wien-München, R. Oldenbourg Verlag, 2008, s’inserisce nel quadro di una ricerca di lungo periodo sugli ospedali e le istituzioni sociali in Europa. Alla luce di un’ampia trattatistica che va dal tardo Seicento al primo Ottocento, esso s’interroga sulla natura di un’inedita e grande trasformazione che interessa le istituzioni sociali nella prima fase della modernizzazione e che vede anche in molti Stati italiani, già nel corso del Settecento, l’ingresso di un nuovo soggetto nel campo della sanità e dell’assistenza, lo Stato. Esso riesce infatti a coniugare l’idea di “polizia” – tipica di una concezione dello Stato ormai interventista e tesa alla ricerca di un vasto controllo sociale, sotto l’influenza del cameralismo – con quella di una “filantropia” in grado di umanizzare un potere di tipo nuovo, non più fondato su basi religiose. In questo senso l’assistenza non è più uno dei compiti del principe cristiano – come nelle realizzazioni d’ispirazione gesuitica nella Roma innocenziana del tardo Seicento – o l’opera dei corpi sociali autoorganizzati dell’antico regime, ma si lega a un’inedita visione della polis, di cui il sovrano diviene interprete. Ed è la distanza che ancora separa la “carità cristiana” di Muratori – con tutte le sue istanze di rinnovamento che trovano eco in molteplici proposte, ma pure con la sua fedeltà alla tradizione – dalla “carità sociale” quale fonte dello “Stato di benessere” caratteristica di visioni successive, aprendo la strada agli interventi legislativi che dal secondo Settecento giungono al secolo successivo. Le misure più incisive si registrano, non a caso, là dove l’assolutismo aveva assunto i tratti più “illuminati”, in relazione sia ad avvicendamenti dinastici o a influssi d’oltralpe, sia a sollecitazioni provenienti dal pensiero giuridico, rivolto a mettere in discussione le prerogative ecclesiastiche sulle opere pie. La Lombardia austriaca rappresenta, da questo punto di vista, un laboratorio esemplare – fra le riforme teresiane e i più radicali interventi giuseppini, incentrati sul controllo dei patrimoni e la nomina pubblica degli amministratori ormai sottratta ai patriziati cittadini – che avrebbero costituito la premessa della legislazione napoleonica e di quella della Restaurazione. Su questa base gli ospedali sono in grado di accogliere la clinica medica e chirurgica, che avrebbe aperto la strada al superamento del ricovero indifferenziato e soprattutto ai progressi scientifici e terapeutici dell’Ottocento, mentre gli istituti assistenziali possono a loro volta mettere in primo piano una dimensione nuova, pedagogica, rieducativa, di accoglienza in qualche modo specializzata nei confronti della popolazione anziana. Eppure le istituzioni ospedaliere e assistenziali dell’ancien régime, tutt’altro che immobili, rimangono alla base del nuovo sistema, in un articolato rapporto con la società civile e religiosa. Sono elementi di cui la modernizzazione settecentesca e del primo Ottocento, in particolare nei paesi asburgici, ha un’attenta considerazione e che contribuiscono a mantenere i “luoghi” della cura e dell’accoglienza al centro della vita delle città e dei territori.
2008
9783702905583
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