Il saggio si collega ad altri due interventi di Beatrice Cirulli e di Fabrizio Federici preceduti e collegati da un'introduzione di Bruno Toscano ( Tre ricerche sul Quattrocento perduto) sul tema della ricerca d'archivio applicata alla ricostruzione di opere d'arte e di contesti figurativi e del rapporto conservato-perduto. Prende le mosse dal ritrovamento di un atto notarile del 18 maggio 1429 riguardante l'esecuzione di un'ancona d'altare per la chiesa di San Francesco ad Ascoli Piceno. L'atto viene stipulato a Recanati dai pittori Bartolomeo di Tommaso da Foligno e Domenico di Paolo da Recanati che si impegnano con i frati di san Francesco ad Ascoli a terminare un dipinto lasciato incompiuto da un maestro Pietro (riconoscibile con Pietro di Domenico da Montepulciano) e raffigurante Sant'Elena, l'Invenzione della Croce, le Stimmate di San Francesco e altri miracoli del santo. Dopo aver cercato di ricostruire la struttura del polittico, probabilmente una complessa pala agiografica, propongo di identificarne alcuni elementi nelle tavolette attribuite a Bartolomeo di Tommaso con La Rinuncia ai beni (Urbino, Galleria Nazionale delle Marche) e i Funerali di San Francesco (Baltimora, Walters Art Gallery), oltre che con il San Francesco che riceve le stimmate dell'Art Museum di South Hadley (Mass.). Indizi a sostegno della ricostruzione sono le dimensioni e i caratteri stilistici delle tavolette, insieme alle evidenti somiglianze iconografiche fra il dipinto descritto nella fonte quattrocentesca e la grande pala dipinta nel primo '500 da Cola dell'Amatrice per l'altare di San Francesco ad Ascoli, in sostituzione del più antico dipinto. Il contributo prosegue delineando il contesto in cui si colloca l'intervento di Bartolomeo di Tommaso, come noto residente per lungo tempo nella vicina Ancona dove lavora a stretto contatto con il pittore camerinese Olivuccio di Ciccarello. Proprio Olivuccio, nello stesso 1429 del documento recanatese, riceveva l'incarico di realizzare un'ancona per l'altare dei Magi eretto dal duca di Milano, Filippo Maria Visconti, nella chiesa di Santa Maria di Loreto, il santuario allora in pieno sviluppo devozionale, legato giuridicamente a Recanati. Il documento, noto in trascrizione parziale fin dall'800, e ricco di dettagli di carattere iconografico e tecnico è stato ritrascritto insieme ad altri atti riferibili all'altare e al beneficio Visconti, utili per chiarire la cronologia dell'intervento di Olivuccio.
Un’ancona di Bartolomeo di Tommaso e Domenico di Paolo per San Francesco ad Ascoli (1429)
COLTRINARI, FRANCESCA
2010-01-01
Abstract
Il saggio si collega ad altri due interventi di Beatrice Cirulli e di Fabrizio Federici preceduti e collegati da un'introduzione di Bruno Toscano ( Tre ricerche sul Quattrocento perduto) sul tema della ricerca d'archivio applicata alla ricostruzione di opere d'arte e di contesti figurativi e del rapporto conservato-perduto. Prende le mosse dal ritrovamento di un atto notarile del 18 maggio 1429 riguardante l'esecuzione di un'ancona d'altare per la chiesa di San Francesco ad Ascoli Piceno. L'atto viene stipulato a Recanati dai pittori Bartolomeo di Tommaso da Foligno e Domenico di Paolo da Recanati che si impegnano con i frati di san Francesco ad Ascoli a terminare un dipinto lasciato incompiuto da un maestro Pietro (riconoscibile con Pietro di Domenico da Montepulciano) e raffigurante Sant'Elena, l'Invenzione della Croce, le Stimmate di San Francesco e altri miracoli del santo. Dopo aver cercato di ricostruire la struttura del polittico, probabilmente una complessa pala agiografica, propongo di identificarne alcuni elementi nelle tavolette attribuite a Bartolomeo di Tommaso con La Rinuncia ai beni (Urbino, Galleria Nazionale delle Marche) e i Funerali di San Francesco (Baltimora, Walters Art Gallery), oltre che con il San Francesco che riceve le stimmate dell'Art Museum di South Hadley (Mass.). Indizi a sostegno della ricostruzione sono le dimensioni e i caratteri stilistici delle tavolette, insieme alle evidenti somiglianze iconografiche fra il dipinto descritto nella fonte quattrocentesca e la grande pala dipinta nel primo '500 da Cola dell'Amatrice per l'altare di San Francesco ad Ascoli, in sostituzione del più antico dipinto. Il contributo prosegue delineando il contesto in cui si colloca l'intervento di Bartolomeo di Tommaso, come noto residente per lungo tempo nella vicina Ancona dove lavora a stretto contatto con il pittore camerinese Olivuccio di Ciccarello. Proprio Olivuccio, nello stesso 1429 del documento recanatese, riceveva l'incarico di realizzare un'ancona per l'altare dei Magi eretto dal duca di Milano, Filippo Maria Visconti, nella chiesa di Santa Maria di Loreto, il santuario allora in pieno sviluppo devozionale, legato giuridicamente a Recanati. Il documento, noto in trascrizione parziale fin dall'800, e ricco di dettagli di carattere iconografico e tecnico è stato ritrascritto insieme ad altri atti riferibili all'altare e al beneficio Visconti, utili per chiarire la cronologia dell'intervento di Olivuccio.File | Dimensione | Formato | |
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