Allo stato attuale degli studi runologici, la configurazione del sistema grafico della variante runica svedese cosiddetta 'di Hälsingland' costituisce ancora oggetto di discussione, mentre lo stesso corpus epigrafico e documentale non è integralmente acquisito alla ricerca del settore, risultando in corso di realizzazione il volume che raccoglierà per il Runverket di Stoccolma la edizione definitiva delle iscrizioni runiche provenienti da quella regione – come dal resto dell’area più settentrionale della Svezia. Il sistema grafico di base delle 'Hälsingerunor' prevede sostanzialemente, rispetto alla più comune realizzazione epigrafica monumentale delle cosiddette 'kortkvistrunor' o ‘rune ad asta corta’ note dalla Svezia vichinga e medievale, la eliminazione delle aste verticali di massima estensione entro il modulo della scrittura, insieme ad altri accorgimenti improntati, secondo le più recenti valutazioni, a principi quali la specularità o la triplicità. Un aspetto particolarmente interessante della questione relativa alla interpretazione di tale sistema runico, in verità, si rivela proprio la storia della sua decifrazione, che procede assai faticosamente nell’età della runologia pre-scientifica, posto che tutti i più illustri precursori di una scienza delle rune, e lo stesso Johan Bure (Bureus nella variante onomastica latinizzata) che di tale scienza viene considerato da più parti il fondatore, non riescono fra XVI e XVII secolo a venirne a capo. In questo saggio si presenta la edizione, corredata da ampia discussione, di un testo dell’età umanistica svedese che getta nuova luce su tale controversa questione. Sinora pressoché ignoto alla moderna runologia, esso fa parte di quei documenti – interessanti e numerosi – che tratteggiano le interrelazioni erudite di bibliofili e intellettuali fra i vari paesi dell’Europa del Seicento. Si tratta di una epistola indirizzata dal giovane studioso svedese Olof Celsius al fiorentino Antonio Magliabechi, bibliotecario di prodigiosa erudizione della collezione Palatina, dotato di una memoria che rimarrà proverbiale e noto soprattutto per la sua opera instancabile di raccoglitore attento di libri e manoscritti d’ogni genere, di cui si circonda a migliaia e per i quali costituisce agli occhi dei suoi contemporanei una sorta di ‘archivio vivente’. Nonostante non abbia prodotto opere proprie originali, il Magliabechi risulta figura di grande rilievo nella cultura italiana del tempo, in particolare come tramite dei rapporti con l’ambiente intellettuale europeo. Proprio entro quel fitto e voluminoso carteggio che egli seppe intrattenere con i dotti di tutta l’Europa, in effetti, troviamo anche questa lettera, la quale reca la data del V. Kal. Maij 1698 e fu entro lo stesso anno pubblicata a Roma per i tipi Bernabò. Il mittente, figlio di quel Magnus Celsius che, matematico e botanico dell’Università di Uppsala, seppe appunto decifrare per primo il sistema grafico delle ‘rune di Helsingia’, riferisce in questa epistola proprio le premesse critiche e il procedimento metodologico che condussero infine alla comprensione di tale serie runica. Il presente contributo offre una valutazione aggiornata degli elementi runografici e documentali riferiti alle 'stavlösarunor'; una guida critica attraverso la lunga storia della faticosa decifrazione del sistema; una lettura ragionata del testo della epistola di Olof Celsius, edito integralmente con riproduzione delle pagine della edizione romana, la quale conduce a nuove e interessanti conclusioni sulla prima fase degli studi runologici svedesi.

Olof Celsius a proposito delle rune di Helsingia (da una epistola ad Antonio Magliabechi)

CUCINA, Carla
2005-01-01

Abstract

Allo stato attuale degli studi runologici, la configurazione del sistema grafico della variante runica svedese cosiddetta 'di Hälsingland' costituisce ancora oggetto di discussione, mentre lo stesso corpus epigrafico e documentale non è integralmente acquisito alla ricerca del settore, risultando in corso di realizzazione il volume che raccoglierà per il Runverket di Stoccolma la edizione definitiva delle iscrizioni runiche provenienti da quella regione – come dal resto dell’area più settentrionale della Svezia. Il sistema grafico di base delle 'Hälsingerunor' prevede sostanzialemente, rispetto alla più comune realizzazione epigrafica monumentale delle cosiddette 'kortkvistrunor' o ‘rune ad asta corta’ note dalla Svezia vichinga e medievale, la eliminazione delle aste verticali di massima estensione entro il modulo della scrittura, insieme ad altri accorgimenti improntati, secondo le più recenti valutazioni, a principi quali la specularità o la triplicità. Un aspetto particolarmente interessante della questione relativa alla interpretazione di tale sistema runico, in verità, si rivela proprio la storia della sua decifrazione, che procede assai faticosamente nell’età della runologia pre-scientifica, posto che tutti i più illustri precursori di una scienza delle rune, e lo stesso Johan Bure (Bureus nella variante onomastica latinizzata) che di tale scienza viene considerato da più parti il fondatore, non riescono fra XVI e XVII secolo a venirne a capo. In questo saggio si presenta la edizione, corredata da ampia discussione, di un testo dell’età umanistica svedese che getta nuova luce su tale controversa questione. Sinora pressoché ignoto alla moderna runologia, esso fa parte di quei documenti – interessanti e numerosi – che tratteggiano le interrelazioni erudite di bibliofili e intellettuali fra i vari paesi dell’Europa del Seicento. Si tratta di una epistola indirizzata dal giovane studioso svedese Olof Celsius al fiorentino Antonio Magliabechi, bibliotecario di prodigiosa erudizione della collezione Palatina, dotato di una memoria che rimarrà proverbiale e noto soprattutto per la sua opera instancabile di raccoglitore attento di libri e manoscritti d’ogni genere, di cui si circonda a migliaia e per i quali costituisce agli occhi dei suoi contemporanei una sorta di ‘archivio vivente’. Nonostante non abbia prodotto opere proprie originali, il Magliabechi risulta figura di grande rilievo nella cultura italiana del tempo, in particolare come tramite dei rapporti con l’ambiente intellettuale europeo. Proprio entro quel fitto e voluminoso carteggio che egli seppe intrattenere con i dotti di tutta l’Europa, in effetti, troviamo anche questa lettera, la quale reca la data del V. Kal. Maij 1698 e fu entro lo stesso anno pubblicata a Roma per i tipi Bernabò. Il mittente, figlio di quel Magnus Celsius che, matematico e botanico dell’Università di Uppsala, seppe appunto decifrare per primo il sistema grafico delle ‘rune di Helsingia’, riferisce in questa epistola proprio le premesse critiche e il procedimento metodologico che condussero infine alla comprensione di tale serie runica. Il presente contributo offre una valutazione aggiornata degli elementi runografici e documentali riferiti alle 'stavlösarunor'; una guida critica attraverso la lunga storia della faticosa decifrazione del sistema; una lettura ragionata del testo della epistola di Olof Celsius, edito integralmente con riproduzione delle pagine della edizione romana, la quale conduce a nuove e interessanti conclusioni sulla prima fase degli studi runologici svedesi.
2005
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