La tematizzazione dei bisogni da parte dei policy makers è finalizzata a produrre un automatismo del funzionamento delle strutture per l’individuazione delle priorità e l’allocazione delle risorse scarse: dal punto di vista delle retoriche del welfare si tratta di un obiettivo che si consegue mediante la tecnicizzazione delle regole che presiedono ai processi decisionali e, tra queste, delle norme giuridiche, nel tentativo di garantire l’oggettività dei criteri allocativi e, in ultima analisi, la neutralità e l’equità delle politiche sociali. Le tecniche di pianificazione sociale evidenziano la centralità di due elementi: la “partecipazione” dei cittadini ai processi decisionali e una modalità di elaborazione della domanda sociale del tipo “bottom-up”. Emerge in tal modo la pretesa centralità della “comunità” nel processo di produzione delle politiche sociali. Per questa ragione la progettazione di piano, esplicitamente contrassegnata dal coinvolgimento degli attori sociali nella elaborazione della politica, si sovrappone e si sostituisce interamente al paradigma del controllo sociale “command and control”, rivelatosi del tutto inadeguato alle peculiari modalità di implementazione di questo tipo di politiche. Questo elemento fa ulteriormente risaltare l’importanza della connessione tra domanda sociale elaborata secondo la modalità “bottom-up”, l’implementazione delle politiche e, conseguentemente, la produzione dei servizi sociali a livello locale e il contesto istituzionale entro il quale le politiche vengono prodotte, in un quadro connotato anche dai profili storici dei processi comunitari. In tal modo emerge una inestricabile, ma analiticamente discutibile, connessione tra le due strutture che presiedono al funzionamento del “mercato” dei servizi sociali – la domanda sociale ricostruita dai pianificatori e l’offerta dei servizi esistenti definita attraverso la valutazione – che qualifica entrambe come componenti endogene del social planning, anziché configurare la domanda come il cardine intorno al quale si sviluppa il processo di elaborazione delle politiche sociali.

La regolazione dei bisogni delle comunità tra tecniche di pianificazione e controllo sociale

RAITERI, Monica
2004-01-01

Abstract

La tematizzazione dei bisogni da parte dei policy makers è finalizzata a produrre un automatismo del funzionamento delle strutture per l’individuazione delle priorità e l’allocazione delle risorse scarse: dal punto di vista delle retoriche del welfare si tratta di un obiettivo che si consegue mediante la tecnicizzazione delle regole che presiedono ai processi decisionali e, tra queste, delle norme giuridiche, nel tentativo di garantire l’oggettività dei criteri allocativi e, in ultima analisi, la neutralità e l’equità delle politiche sociali. Le tecniche di pianificazione sociale evidenziano la centralità di due elementi: la “partecipazione” dei cittadini ai processi decisionali e una modalità di elaborazione della domanda sociale del tipo “bottom-up”. Emerge in tal modo la pretesa centralità della “comunità” nel processo di produzione delle politiche sociali. Per questa ragione la progettazione di piano, esplicitamente contrassegnata dal coinvolgimento degli attori sociali nella elaborazione della politica, si sovrappone e si sostituisce interamente al paradigma del controllo sociale “command and control”, rivelatosi del tutto inadeguato alle peculiari modalità di implementazione di questo tipo di politiche. Questo elemento fa ulteriormente risaltare l’importanza della connessione tra domanda sociale elaborata secondo la modalità “bottom-up”, l’implementazione delle politiche e, conseguentemente, la produzione dei servizi sociali a livello locale e il contesto istituzionale entro il quale le politiche vengono prodotte, in un quadro connotato anche dai profili storici dei processi comunitari. In tal modo emerge una inestricabile, ma analiticamente discutibile, connessione tra le due strutture che presiedono al funzionamento del “mercato” dei servizi sociali – la domanda sociale ricostruita dai pianificatori e l’offerta dei servizi esistenti definita attraverso la valutazione – che qualifica entrambe come componenti endogene del social planning, anziché configurare la domanda come il cardine intorno al quale si sviluppa il processo di elaborazione delle politiche sociali.
2004
Nazionale
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