Il contributo è relativo alle indagini di scavo condotte dall’Università di Macerata a partire dal 1995 nell’area forense di Urbs Salvia ed ai principali risultati conseguiti negli ultimi anni. Tra questi si annoverano la scoperta di consistenti testimonianze della città tardo-repubblicana, che, nata già come colonia negli ultimi decenni del II sec. a.C. (si veda in proposito G.M. FABRINI, Le origini di Urbs Salvia, in Picus XXIII, 2003, pp. 109-137) vede, dopo l’abbandono e l’obliterazione delle più antiche strutture tardo-repubblicane, l’avvio di un nuovo progetto urbanistico che, programmato e solo in parte attuato in età augustea, viene integrato dai successivi interventi di età tiberiano-claudia, con la ridefinizione dell’intero assetto architettonico dell’area forense, il cui perno monumentale sarà costituito dal complesso santuariale Tempio-Criptoportico dedicato alla Salus Augusta Salviensium e con essa al culto imperiale. Tra gli interventi praticati nell’area ad Est del cardo maximus (tratto urbano della Salaria Gallica), già a partire dall’età augustea si inseriscono funzionalmente due nuovi complessi edilizi denominati, per le loro peculiarità, Edificio "delle acque" ed Edificio "del pozzo", in uno dei quartieri più centrali della città. In particolare lo scavo più estensivo dell’Edificio “delle acque” ha evidenziato nel settore Nord-Ovest l’allestimento di una serie di strutture che riproponendo in modo ricorrente il leit motiv dell’uso dell’acqua (un pozzo, due vasche a fondo idraulico, una vaschetta con strutture modulari interne, un bacino, due fistulae) lasciano ipotizzare un qualche possibile collegamento con la dea Salus, nella realtà di una pratica di culto di tipo terapeutico legato alla presenza nel luogo di acque sorgive (numerosi altresì i pozzi rinvenuti nell’area), la cui origine può farsi risalire anche ad epoca preromana. Quanto all’impianto dell’edificio, dotato di un piano pavimentale in cementizio a base fittile di colore giallo rosato, disseminato da inserti di piccole tessere musive policrome disposte a formare riquadri geometrici intorno a campiture decorative con lastrine marmoree e di altri rivestimenti musivi, i dati orientano verso la piena età augustea, ancora entro il I sec. a.C., mentre la sua fase funzionale si conclude plausibilmente verso la metà del III secolo quando a seguito di una qualche distruzione sono attestati il rifacimento di un piano pavimentale ed una redistribuzione degli spazi interni che determinano anche una diversa destinazione d’uso, da cultuale a civile. Le vicende dell’Edificio “delle acque” trovano riscontro anche nella limitrofa Domus “del pozzo” ove alcune strutture edilizie interne, insieme ad alcuni tratti murari, vengono smantellati per fare spazio ad un ampio cortile pavimentato in belle lastre di calcare bianco, dominato dalla presenza di un pozzo, la cui vera, con evidenti tracce d’uso ed ancora intatta, è stata recuperata negli strati di abbandono dell’area. L’accesso al cortile del pozzo viene in questa fase assicurato dalla sistemazione di un vano scala addossato alla muratura, di almeno sette gradini di spoglio, in arenaria, realizzato in fase tarda quando tutt’intorno il piano di calpestio esterno viene rialzato per una nuova sistemazione a seguito di eventi di natura distruttiva che interessarono tutta l’area.

Urbs Salvia (MC): monumenti e complessi edilizi nell’area del Foro

FABRINI, Giovanna Maria
2007-01-01

Abstract

Il contributo è relativo alle indagini di scavo condotte dall’Università di Macerata a partire dal 1995 nell’area forense di Urbs Salvia ed ai principali risultati conseguiti negli ultimi anni. Tra questi si annoverano la scoperta di consistenti testimonianze della città tardo-repubblicana, che, nata già come colonia negli ultimi decenni del II sec. a.C. (si veda in proposito G.M. FABRINI, Le origini di Urbs Salvia, in Picus XXIII, 2003, pp. 109-137) vede, dopo l’abbandono e l’obliterazione delle più antiche strutture tardo-repubblicane, l’avvio di un nuovo progetto urbanistico che, programmato e solo in parte attuato in età augustea, viene integrato dai successivi interventi di età tiberiano-claudia, con la ridefinizione dell’intero assetto architettonico dell’area forense, il cui perno monumentale sarà costituito dal complesso santuariale Tempio-Criptoportico dedicato alla Salus Augusta Salviensium e con essa al culto imperiale. Tra gli interventi praticati nell’area ad Est del cardo maximus (tratto urbano della Salaria Gallica), già a partire dall’età augustea si inseriscono funzionalmente due nuovi complessi edilizi denominati, per le loro peculiarità, Edificio "delle acque" ed Edificio "del pozzo", in uno dei quartieri più centrali della città. In particolare lo scavo più estensivo dell’Edificio “delle acque” ha evidenziato nel settore Nord-Ovest l’allestimento di una serie di strutture che riproponendo in modo ricorrente il leit motiv dell’uso dell’acqua (un pozzo, due vasche a fondo idraulico, una vaschetta con strutture modulari interne, un bacino, due fistulae) lasciano ipotizzare un qualche possibile collegamento con la dea Salus, nella realtà di una pratica di culto di tipo terapeutico legato alla presenza nel luogo di acque sorgive (numerosi altresì i pozzi rinvenuti nell’area), la cui origine può farsi risalire anche ad epoca preromana. Quanto all’impianto dell’edificio, dotato di un piano pavimentale in cementizio a base fittile di colore giallo rosato, disseminato da inserti di piccole tessere musive policrome disposte a formare riquadri geometrici intorno a campiture decorative con lastrine marmoree e di altri rivestimenti musivi, i dati orientano verso la piena età augustea, ancora entro il I sec. a.C., mentre la sua fase funzionale si conclude plausibilmente verso la metà del III secolo quando a seguito di una qualche distruzione sono attestati il rifacimento di un piano pavimentale ed una redistribuzione degli spazi interni che determinano anche una diversa destinazione d’uso, da cultuale a civile. Le vicende dell’Edificio “delle acque” trovano riscontro anche nella limitrofa Domus “del pozzo” ove alcune strutture edilizie interne, insieme ad alcuni tratti murari, vengono smantellati per fare spazio ad un ampio cortile pavimentato in belle lastre di calcare bianco, dominato dalla presenza di un pozzo, la cui vera, con evidenti tracce d’uso ed ancora intatta, è stata recuperata negli strati di abbandono dell’area. L’accesso al cortile del pozzo viene in questa fase assicurato dalla sistemazione di un vano scala addossato alla muratura, di almeno sette gradini di spoglio, in arenaria, realizzato in fase tarda quando tutt’intorno il piano di calpestio esterno viene rialzato per una nuova sistemazione a seguito di eventi di natura distruttiva che interessarono tutta l’area.
2007
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