Noto soprattutto per la sua attività di grammatico sia come storico della lingua volgare sia come filologo, Celso Cittadini (Roma, 1553 – Siena, 1627) fu autore nel periodo giovanile di una significativa produzione lirica: è del 1585 la pubblicazione a Venezia presso lo stampatore Cornelio Arrivabene delle "Rime platoniche", canzoniere autocommentato dedicato a Ippolita Calcagni soprannominata Fiamma, fondato su tematiche filosofico-amorose proprie del neoplatonismo e sulla ripresa del Trecento volgare e dei classici antichi. Tra questi ultimi si rinvengono espliciti riferimenti alla poesia drammatica antica, in particolare Eschilo, Aristofane, Euripide e Seneca: in questo saggio si illustrano le modalità con le quali tragici e comici greci e latini sono presi in esame come veicolo poetico di concezioni lirico-filosofiche e si ricostruisce la loro provenienza all’interno del più generale impianto compositivo delle fonti nel paratesto d’autore rappresentato dall’autocommento. Dalla ricerca condotta emerge come i poeti tragici e comici siano presi in esame non per la dimensione della teatralità e della rappresentazione scenica, ma per il fatto di essere veicoli di contenuti filosofici, morali e religiosi. L’interpretazione di questi passi, naturalmente, è condizionata dalle finalità dell’autore, che li inserisce in una prospettiva ideologica e filosofica rinascimentale legata alla poesia amorosa. È stato, inoltre, possibile individuare il meccanismo sul quale l’autore ha fondato il sistema delle fonti paratestuali. Il trattamento delle fonti tragiche e comiche, infatti, si omologa nel metodo compositivo a quello delle altre ricorrenti nell’autocommento: esse non sono isolate, ma in comunicazione reciproca con citazioni di autori diversi, insieme alle quali formano delle sequenze. Una 'varietas' costruita su una sorta di modalità combinatoria dalla quale risulta una fitta trama di rimandi, così da costituire una sorta di repertorio concettuale dei passi letterari accomunati dalla medesima interpretazione. Se la lettura delle singole fonti non può essere separata dalla sequenza alla quale appartengono, non va considerata isolata nemmeno la loro provenienza. Infatti, dalle attestazioni rinvenute sembra sufficientemente fondato affermare che Cittadini, per allestire il suo repertorio di fonti, si sia servito di altri repertori già a disposizione, quali i commenti al Petrarca e agli autori antichi e le opere mitografiche filosoficamente commentate: opere, quindi, di natura dotta, modelli comuni di interpretazione, ulteriori paratesti che confluiscono nel paratesto con il quale Cittadini chiosa la propria produzione lirica, come a volersi inserire da poeta e da commentatore sia nella tradizione letteraria sia in quella esegetica. Infine, già a partire dalla campionatura proposta in questo studio, la questione della provenienza delle fonti citate nelle "Rime platoniche" offre anche un valido contributo per definire con maggior precisione il periodo di composizione del canzoniere, sul quale, in base a dati sparsi, mancava ancora un’ipotesi più circostanziata e coerente.

Tragici e comici antichi nelle “Rime platoniche” di Celso Cittadini: per una poesia filosofica

MARTELLINI M
2016-01-01

Abstract

Noto soprattutto per la sua attività di grammatico sia come storico della lingua volgare sia come filologo, Celso Cittadini (Roma, 1553 – Siena, 1627) fu autore nel periodo giovanile di una significativa produzione lirica: è del 1585 la pubblicazione a Venezia presso lo stampatore Cornelio Arrivabene delle "Rime platoniche", canzoniere autocommentato dedicato a Ippolita Calcagni soprannominata Fiamma, fondato su tematiche filosofico-amorose proprie del neoplatonismo e sulla ripresa del Trecento volgare e dei classici antichi. Tra questi ultimi si rinvengono espliciti riferimenti alla poesia drammatica antica, in particolare Eschilo, Aristofane, Euripide e Seneca: in questo saggio si illustrano le modalità con le quali tragici e comici greci e latini sono presi in esame come veicolo poetico di concezioni lirico-filosofiche e si ricostruisce la loro provenienza all’interno del più generale impianto compositivo delle fonti nel paratesto d’autore rappresentato dall’autocommento. Dalla ricerca condotta emerge come i poeti tragici e comici siano presi in esame non per la dimensione della teatralità e della rappresentazione scenica, ma per il fatto di essere veicoli di contenuti filosofici, morali e religiosi. L’interpretazione di questi passi, naturalmente, è condizionata dalle finalità dell’autore, che li inserisce in una prospettiva ideologica e filosofica rinascimentale legata alla poesia amorosa. È stato, inoltre, possibile individuare il meccanismo sul quale l’autore ha fondato il sistema delle fonti paratestuali. Il trattamento delle fonti tragiche e comiche, infatti, si omologa nel metodo compositivo a quello delle altre ricorrenti nell’autocommento: esse non sono isolate, ma in comunicazione reciproca con citazioni di autori diversi, insieme alle quali formano delle sequenze. Una 'varietas' costruita su una sorta di modalità combinatoria dalla quale risulta una fitta trama di rimandi, così da costituire una sorta di repertorio concettuale dei passi letterari accomunati dalla medesima interpretazione. Se la lettura delle singole fonti non può essere separata dalla sequenza alla quale appartengono, non va considerata isolata nemmeno la loro provenienza. Infatti, dalle attestazioni rinvenute sembra sufficientemente fondato affermare che Cittadini, per allestire il suo repertorio di fonti, si sia servito di altri repertori già a disposizione, quali i commenti al Petrarca e agli autori antichi e le opere mitografiche filosoficamente commentate: opere, quindi, di natura dotta, modelli comuni di interpretazione, ulteriori paratesti che confluiscono nel paratesto con il quale Cittadini chiosa la propria produzione lirica, come a volersi inserire da poeta e da commentatore sia nella tradizione letteraria sia in quella esegetica. Infine, già a partire dalla campionatura proposta in questo studio, la questione della provenienza delle fonti citate nelle "Rime platoniche" offre anche un valido contributo per definire con maggior precisione il periodo di composizione del canzoniere, sul quale, in base a dati sparsi, mancava ancora un’ipotesi più circostanziata e coerente.
2016
978-88-7667-592-8
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/251330
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