Il capitolo analizza la proposta e il fallimento dell'iniziativa di creare un'industria cinematografica in Sicilia, dopo il successo della soap opera Un posto a sole, ambientata e realizzata a Napoli. L'interruzione della serie televisiva "Agrodolce" dette il via a una vicenda giudiziaria delicata, adombrata dalla presenza di interessi clientelari e pressioni mafiose, che ha visto la società di produzioni televisive Einstein contrapposta alla Rai e conclusa nel 2012 con la condanna di questa al pagamento di 4,5 milioni di euro. Il contrasto riguardava un fatto sostanziale, ovvero la visione strategica della Rai era chiara ma completamente diversa da quella della Einstein: «Agrodolce è in verità un grande romanzo popolare in cui coniughiamo i costi della soap con la qualità del cinema.» Questa vision industriale non era la stessa della società Einstein, che contesterà alla Rai di volere pagare i costi di una soap, come da contratto, per un prodotto di qualità cinematografica. Al di là del contenzioso giudiziario tra Rai e società di produzione Einstein, a proposito del fatto che si potesse avere un prodotto televisivo di qualità cinematografica al costo di una soap opera, il capitolo indaga se lo stile scelto per la narrazione sia stato il migliore per rappresentare l'immagine della società siciliana a scopi promozionali. In Agrodolce manca il tono del «giallo», che è uno degli ingredienti del successo della serie di Montalbano, peraltro sostenuto dalla scrittura creativa di Camilleri, che narra vicende concluse in una puntata o due sullo sfondo della società e del paesaggio siciliano. Qui, il tono è spesso ironico, la commedia fa da contraltare a storie di «morti ammazzati» e rapporti personali e familiari tragici, spesso violenti e illegali. In Agrodolce manca la commedia ed è un autore come Gesualdo Bufalino che ci consegna una possibile chiave di lettura elevata del «fallimento» del melodramma ambientato a Lumera che non è riuscito a diventare «romanzo popolare» come nelle intenzioni di Giovanni Minoli, mentore di Agrodolce.

La Sicilia senza commedia della soap opera «Agrodolce»

corinto g. l.
2017-01-01

Abstract

Il capitolo analizza la proposta e il fallimento dell'iniziativa di creare un'industria cinematografica in Sicilia, dopo il successo della soap opera Un posto a sole, ambientata e realizzata a Napoli. L'interruzione della serie televisiva "Agrodolce" dette il via a una vicenda giudiziaria delicata, adombrata dalla presenza di interessi clientelari e pressioni mafiose, che ha visto la società di produzioni televisive Einstein contrapposta alla Rai e conclusa nel 2012 con la condanna di questa al pagamento di 4,5 milioni di euro. Il contrasto riguardava un fatto sostanziale, ovvero la visione strategica della Rai era chiara ma completamente diversa da quella della Einstein: «Agrodolce è in verità un grande romanzo popolare in cui coniughiamo i costi della soap con la qualità del cinema.» Questa vision industriale non era la stessa della società Einstein, che contesterà alla Rai di volere pagare i costi di una soap, come da contratto, per un prodotto di qualità cinematografica. Al di là del contenzioso giudiziario tra Rai e società di produzione Einstein, a proposito del fatto che si potesse avere un prodotto televisivo di qualità cinematografica al costo di una soap opera, il capitolo indaga se lo stile scelto per la narrazione sia stato il migliore per rappresentare l'immagine della società siciliana a scopi promozionali. In Agrodolce manca il tono del «giallo», che è uno degli ingredienti del successo della serie di Montalbano, peraltro sostenuto dalla scrittura creativa di Camilleri, che narra vicende concluse in una puntata o due sullo sfondo della società e del paesaggio siciliano. Qui, il tono è spesso ironico, la commedia fa da contraltare a storie di «morti ammazzati» e rapporti personali e familiari tragici, spesso violenti e illegali. In Agrodolce manca la commedia ed è un autore come Gesualdo Bufalino che ci consegna una possibile chiave di lettura elevata del «fallimento» del melodramma ambientato a Lumera che non è riuscito a diventare «romanzo popolare» come nelle intenzioni di Giovanni Minoli, mentore di Agrodolce.
2017
978-88-255-1055-3
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