La Tesi si pone l’obiettivo di indagare la rilevanza dell'abuso del diritto nel diritto penale. L'abuso del diritto è la categoria del diritto civile che esprime la violazione dei limiti interni previsti all'esercizio dei diritti soggettivi. Secondo la dottrina dell’abuso del diritto, i titolari dei diritti non possono esercitare i poteri e le facoltà, che ne formano il contenuto, per scopi diversi dalla tutela degli interessi per cui i diritti sono stati riconosciuti. Negli ultimi anni, la categoria dell’abuso del diritto ha avuto un forte sviluppo ed è stata oggetto di numerose applicazioni giurisprudenziali in diversi campi del diritto extra-penale (ad esempio, nel tradizionale ambito degli atti emulativi, nelle relazioni contrattuali o nei rapporti famigliari). Anche se la logica dell'abuso di diritto presenta un'atipicità apparentemente lontana dal rispetto dei principi del diritto penale italiano, l’elemento dell’abuso di poteri giuridici privati caratterizza esplicitamente o implicitamente diversi istituti della parte generale e più fattispecie di reato. Tanto suscita l’esigenza di un confronto tra il funzionamento atipico dell’abuso del diritto e i principi generali del diritto penale, con riferimento in primis a quello di tipicità e a quello di nullum crimen, nulla poena sine lege previa, scripta, stricta. Posto che l'abuso è un concetto "atipico", caratterizzato dalla violazione di norme di principio, piuttosto che di regole, occorre domandarsi cosa succeda quando questa contrarietà al diritto qualifichi un elemento della norma penale (per esempio, un abuso di potere, un abuso di informazioni, una condotta tenuta "abusivamente"). Così, la ricerca opera una ricognizione, nei diversi campi del diritto penale, dei problemi che possono essere messi in relazione con l’abuso del diritto, tra i quali, possiamo ricordare inter alios, il superamento dei limiti di operatività delle cause di giustificazione (art. 51, 55 c.p.), alcune fattispecie di parte speciale, come l'arbitrario esercizio delle proprie ragioni (artt. 392 e 393 c.p.), considerato da certa dottrina una forma di "abuso" diritto, o l'estorsione in caso di minaccia di far uso di un diritto (art. 629 c.p.); la relazione tra abuso di diritto e violazione di un obbligo di fedeltà; la resistenza della funzione critica del bene giuridico, la cui offesa è una condizione necessaria – ma non sufficiente –per giustificare la criminalizzazione di un fatto in accordo con il principio di "ultima ratio" nel diritto penale; la funzione tipizzante dello scopo dell’agente. Con riferimento ai settori analizzati, la Tesi prende in considerazione la problematica dell’abuso del diritto nel diritto penale tributario, con attenzione al dibattito che, prima degli interventi legislativi del 2015, ha interessato la materia a seguito della giurisprudenza della Corte di Cassazione, ritenendo punibile un comportamento elusivo di delocalizzazione (Cassazione penale n. 7739/2012), e riconducendolo al reato di dichiarazione infedele previsto dall’art. 4 del decreto legislativo n. 74/2000, nella veste precedente alla riforma dei reati tributari. Ulteriore campo di indagine, nel diritto penale complementare, è quello degli abusi di mercato e del c.d. negazionismo.

LA RILEVANZA PENALE DELL’ABUSO DEL DIRITTO

BOSI, MARINELLA
2017-01-01

Abstract

La Tesi si pone l’obiettivo di indagare la rilevanza dell'abuso del diritto nel diritto penale. L'abuso del diritto è la categoria del diritto civile che esprime la violazione dei limiti interni previsti all'esercizio dei diritti soggettivi. Secondo la dottrina dell’abuso del diritto, i titolari dei diritti non possono esercitare i poteri e le facoltà, che ne formano il contenuto, per scopi diversi dalla tutela degli interessi per cui i diritti sono stati riconosciuti. Negli ultimi anni, la categoria dell’abuso del diritto ha avuto un forte sviluppo ed è stata oggetto di numerose applicazioni giurisprudenziali in diversi campi del diritto extra-penale (ad esempio, nel tradizionale ambito degli atti emulativi, nelle relazioni contrattuali o nei rapporti famigliari). Anche se la logica dell'abuso di diritto presenta un'atipicità apparentemente lontana dal rispetto dei principi del diritto penale italiano, l’elemento dell’abuso di poteri giuridici privati caratterizza esplicitamente o implicitamente diversi istituti della parte generale e più fattispecie di reato. Tanto suscita l’esigenza di un confronto tra il funzionamento atipico dell’abuso del diritto e i principi generali del diritto penale, con riferimento in primis a quello di tipicità e a quello di nullum crimen, nulla poena sine lege previa, scripta, stricta. Posto che l'abuso è un concetto "atipico", caratterizzato dalla violazione di norme di principio, piuttosto che di regole, occorre domandarsi cosa succeda quando questa contrarietà al diritto qualifichi un elemento della norma penale (per esempio, un abuso di potere, un abuso di informazioni, una condotta tenuta "abusivamente"). Così, la ricerca opera una ricognizione, nei diversi campi del diritto penale, dei problemi che possono essere messi in relazione con l’abuso del diritto, tra i quali, possiamo ricordare inter alios, il superamento dei limiti di operatività delle cause di giustificazione (art. 51, 55 c.p.), alcune fattispecie di parte speciale, come l'arbitrario esercizio delle proprie ragioni (artt. 392 e 393 c.p.), considerato da certa dottrina una forma di "abuso" diritto, o l'estorsione in caso di minaccia di far uso di un diritto (art. 629 c.p.); la relazione tra abuso di diritto e violazione di un obbligo di fedeltà; la resistenza della funzione critica del bene giuridico, la cui offesa è una condizione necessaria – ma non sufficiente –per giustificare la criminalizzazione di un fatto in accordo con il principio di "ultima ratio" nel diritto penale; la funzione tipizzante dello scopo dell’agente. Con riferimento ai settori analizzati, la Tesi prende in considerazione la problematica dell’abuso del diritto nel diritto penale tributario, con attenzione al dibattito che, prima degli interventi legislativi del 2015, ha interessato la materia a seguito della giurisprudenza della Corte di Cassazione, ritenendo punibile un comportamento elusivo di delocalizzazione (Cassazione penale n. 7739/2012), e riconducendolo al reato di dichiarazione infedele previsto dall’art. 4 del decreto legislativo n. 74/2000, nella veste precedente alla riforma dei reati tributari. Ulteriore campo di indagine, nel diritto penale complementare, è quello degli abusi di mercato e del c.d. negazionismo.
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