Le precoci testimonianze della presenza di grammatici nelle terre minori avvalorano la tesi di alcuni studiosi, secondo i quali la scuola pubblica si affermò e diffuse dapprima nei piccoli comuni per intervento dei dirigenti locali, esponenti della piccola nobiltà e della borghesia emergente, impossibilitati a stipendiare un precettore privato, al fine di usufruire a titolo collettivo dei servigi di un insegnante . L’uso del denaro pubblico si giustificava con i vantaggi che l’istruzione arrecava non solo ai singoli ma alla comunità per la quale la scuola formava cittadini probi e amministratori capaci. Nel corso del XIV secolo la scuola gestita dai maestri liberi, per lo più episodica e occasionale, si trasforma gradualmente, in tempi e modi influenzati soprattutto dalle condizioni economiche delle comunità, in scuola ‘di comune’ «[…] promossa e controllata dalle autorità municipali, che sempre vi prestarono una notevole attenzione, intervenendo direttamente nella sua gestione per fornire ai cives quel complesso di regole e di pratiche atte a comporre in salda unità le gerarchie sociali […]». Di questa scuola le ‘scritture delle città’, cioè i libri delle magistrature comunali, danno ampio conto nella Marca d’Ancona a partire dalla metà del secolo XIV. Fatta salva l’eccezione di Ancona, nella Marca la tipologia prevalente d'insegnamento è quella grammaticale e di latino che, con il progredire del secolo XV e il diffondersi del movimento umanistico anche nei centri minori e periferici, vede in primo piano lo studio dei classici. Dal secondo Quattrocento nelle lettere patenti di tutti i Comuni il maestro pubblico viene condotto espressamente «ad legendum gramaticam, rhetoricam et alios auctores» o «ad legendum gramaticam, rhetoricam et poesim». Grammatica, retorica e poesia sono le discipline che, insieme alla storia e alla filosofia morale, costituiscono il canone degli "studia humanitatis", secondo una formulazione testimoniata dall’Inventario redatto nel 1444 da Tommaso Parentucelli, futuro papa Niccolò V, per Cosimo de’ Medici in procinto di allestire la biblioteca del convento domenicano di San Marco a Firenze, fino alla "Ratio studiorum" dei Gesuiti. In questo clima culturale della seconda metà del XV secolo emergonono le figure di Antonio e Matteo Bonfini..

Antonio e Matteo Bonfini maestri e umanisti. La professione delle humanae litterae nella Marca Anconitana tra tardo medioevo e prima età moderna

BORRACCINI, Rosa Marisa
2018-01-01

Abstract

Le precoci testimonianze della presenza di grammatici nelle terre minori avvalorano la tesi di alcuni studiosi, secondo i quali la scuola pubblica si affermò e diffuse dapprima nei piccoli comuni per intervento dei dirigenti locali, esponenti della piccola nobiltà e della borghesia emergente, impossibilitati a stipendiare un precettore privato, al fine di usufruire a titolo collettivo dei servigi di un insegnante . L’uso del denaro pubblico si giustificava con i vantaggi che l’istruzione arrecava non solo ai singoli ma alla comunità per la quale la scuola formava cittadini probi e amministratori capaci. Nel corso del XIV secolo la scuola gestita dai maestri liberi, per lo più episodica e occasionale, si trasforma gradualmente, in tempi e modi influenzati soprattutto dalle condizioni economiche delle comunità, in scuola ‘di comune’ «[…] promossa e controllata dalle autorità municipali, che sempre vi prestarono una notevole attenzione, intervenendo direttamente nella sua gestione per fornire ai cives quel complesso di regole e di pratiche atte a comporre in salda unità le gerarchie sociali […]». Di questa scuola le ‘scritture delle città’, cioè i libri delle magistrature comunali, danno ampio conto nella Marca d’Ancona a partire dalla metà del secolo XIV. Fatta salva l’eccezione di Ancona, nella Marca la tipologia prevalente d'insegnamento è quella grammaticale e di latino che, con il progredire del secolo XV e il diffondersi del movimento umanistico anche nei centri minori e periferici, vede in primo piano lo studio dei classici. Dal secondo Quattrocento nelle lettere patenti di tutti i Comuni il maestro pubblico viene condotto espressamente «ad legendum gramaticam, rhetoricam et alios auctores» o «ad legendum gramaticam, rhetoricam et poesim». Grammatica, retorica e poesia sono le discipline che, insieme alla storia e alla filosofia morale, costituiscono il canone degli "studia humanitatis", secondo una formulazione testimoniata dall’Inventario redatto nel 1444 da Tommaso Parentucelli, futuro papa Niccolò V, per Cosimo de’ Medici in procinto di allestire la biblioteca del convento domenicano di San Marco a Firenze, fino alla "Ratio studiorum" dei Gesuiti. In questo clima culturale della seconda metà del XV secolo emergonono le figure di Antonio e Matteo Bonfini..
2018
9788872981115
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