Lo scopo della nostra tesi è analizzare i contenuti e l’originalità della teoria della memoria secondo la filosofia di Paul Ricoeur. Da un lato, mostreremo il debito che il filosofo francese intrattiene con la tradizione (in modo particolare, ci soffermeremo sui contributi di Platone, Aristotele, Agostino, Bergson e Freud) e dall’altro, sottolineeremo le potenzialità di un concetto fecondo come è quello della memoria. Infatti, essa non costituisce semplicemente un metodo epistemologico per indagare il passato e un modo di rappresentazione della realtà che si manifesta attraverso le immagini, ma il suo scopo si colloca su un livello completamente diverso. La memoria, secondo Ricoeur, ha una forte valenza etico-antropologica che si gioca su due livelli: il primo, è il concetto di identità narrativa, mediata dal tempo e dalla costruzione dell’intrigo. Nel racconto, infatti, il soggetto, grazie anche alla funzione analogica della metafora, si rappresenta attraverso le strutture immaginative del “come se” che gli permettono di fare e disfare la sua vita e di concepirsi come un’unità compiuta. Il secondo livello è costituito dal contributo che la teoria ricoeuriana dell’homme capable fornisce al tema della memoria stessa. L’homme capable è il frutto delle critiche che il filosofo francese svolge nei confronti delle filosofie tradizionali che vedono nel cogito un soggetto autoposto nel quale ogni rappresentazione è possibile. Al contrario, l’uomo capace non è un soggetto compiuto, ma una ricerca guidata dalle molteplici espressioni delle capacità che trovano fondamento nell’attestazione. Attestarsi sui modi del sé significa avere fiducia nelle proprie capacità come essere umano e riconoscersi “capace di”, ma significa anche essere responsabile e riconoscersi tale nei confronti dell’altro. Questa questione si apre in due direzioni: la prima, riguarda il fatto che l’attestazione in quanto fiducia, non si esplicita solo dal lato del sé, ma anche della storia. È il problema del rapporto tra la verità della storia e la fedeltà della memoria nei confronti del passato. In questo senso, un capitolo della tesi sarà dedicato al ruolo della testimonianza, che non è altro che una forma di attestazione, un credere in ciò che viene tramandato dal testimone e in maniera più ampia, alle forme di fragilità che costituiscono la memoria. Il soggetto della memoria, l’uomo che ricorda, non è solo un soggetto capace di fare memoria e di raccontare la sua storia di vita, ma è anche un soggetto fragile che sperimenta le difficoltà di una memoria che può essere abusata e tradita. La seconda direzione da seguire è quella che conduce dall’homme capable,per mezzo di un’ermeneutica del sé, al concetto di riconoscimento. Ricoeur definisce la memoria come “il piccolo miracolo del riconoscimento” quando improvvisamente ci rappresentiamo qualcosa che credevamo di aver perso. Quando ciò avviene, si realizza una memoria felice, una memoria riconciliata che riesce a spezzare il debito nei confronti di un passato che non paralizza più l’homme capable nella colpa del “mai più”, ma che lo apre, attraverso il perdono, ad una lettura altra della propria vita, ad un racconto che può sempre essere differente. In questa ottica, l’ultimo capitolo approfondisce le implicazioni etico-pratiche di tale teoria, soprattutto per ciò che riguarda le questioni di giustizia. La logica della giustizia che si fonda sulla regola dell’equivalenza e si pone come scopo la punizione del colpevole, può essere mitigata dalla logica sovrabbondante dell’amore in grado di costruire stati di pace che si pongono come obiettivo la riconciliazione. Nella riconciliazione la memoria, cioè il ricordo degli eventi passati, può raccontarsi altrimenti, liberando il soggetto dalla colpa e aprendolo al perdono verso di sé e verso gli altri. Questo processo è possibile se la memoria, per mezzo del lavoro del lutto, lavora essa stessa per liberare il soggetto e se si inserisce in una dimensione temporale in cui presente, passato e futuro collaborano. Se il passato è il luogo dove cercare i ricordi, il presente è il tempo dell’iniziativa, di quel cominciare dell’azione che apre al futuro attraverso la promessa. Promettere nel presente, infatti, è scommettere che il male non faccia sistema, è un’attestazione di fiducia verso l’altro, è un mantenersi nel tempo secondo la distinzione ricoeuriana tra identità idem e ipse.

La memoria tra fragilità, riconoscimento e riconciliazione nella filosofia di Paul Ricoeur

MANCINI, GRETA
2017-01-01

Abstract

Lo scopo della nostra tesi è analizzare i contenuti e l’originalità della teoria della memoria secondo la filosofia di Paul Ricoeur. Da un lato, mostreremo il debito che il filosofo francese intrattiene con la tradizione (in modo particolare, ci soffermeremo sui contributi di Platone, Aristotele, Agostino, Bergson e Freud) e dall’altro, sottolineeremo le potenzialità di un concetto fecondo come è quello della memoria. Infatti, essa non costituisce semplicemente un metodo epistemologico per indagare il passato e un modo di rappresentazione della realtà che si manifesta attraverso le immagini, ma il suo scopo si colloca su un livello completamente diverso. La memoria, secondo Ricoeur, ha una forte valenza etico-antropologica che si gioca su due livelli: il primo, è il concetto di identità narrativa, mediata dal tempo e dalla costruzione dell’intrigo. Nel racconto, infatti, il soggetto, grazie anche alla funzione analogica della metafora, si rappresenta attraverso le strutture immaginative del “come se” che gli permettono di fare e disfare la sua vita e di concepirsi come un’unità compiuta. Il secondo livello è costituito dal contributo che la teoria ricoeuriana dell’homme capable fornisce al tema della memoria stessa. L’homme capable è il frutto delle critiche che il filosofo francese svolge nei confronti delle filosofie tradizionali che vedono nel cogito un soggetto autoposto nel quale ogni rappresentazione è possibile. Al contrario, l’uomo capace non è un soggetto compiuto, ma una ricerca guidata dalle molteplici espressioni delle capacità che trovano fondamento nell’attestazione. Attestarsi sui modi del sé significa avere fiducia nelle proprie capacità come essere umano e riconoscersi “capace di”, ma significa anche essere responsabile e riconoscersi tale nei confronti dell’altro. Questa questione si apre in due direzioni: la prima, riguarda il fatto che l’attestazione in quanto fiducia, non si esplicita solo dal lato del sé, ma anche della storia. È il problema del rapporto tra la verità della storia e la fedeltà della memoria nei confronti del passato. In questo senso, un capitolo della tesi sarà dedicato al ruolo della testimonianza, che non è altro che una forma di attestazione, un credere in ciò che viene tramandato dal testimone e in maniera più ampia, alle forme di fragilità che costituiscono la memoria. Il soggetto della memoria, l’uomo che ricorda, non è solo un soggetto capace di fare memoria e di raccontare la sua storia di vita, ma è anche un soggetto fragile che sperimenta le difficoltà di una memoria che può essere abusata e tradita. La seconda direzione da seguire è quella che conduce dall’homme capable,per mezzo di un’ermeneutica del sé, al concetto di riconoscimento. Ricoeur definisce la memoria come “il piccolo miracolo del riconoscimento” quando improvvisamente ci rappresentiamo qualcosa che credevamo di aver perso. Quando ciò avviene, si realizza una memoria felice, una memoria riconciliata che riesce a spezzare il debito nei confronti di un passato che non paralizza più l’homme capable nella colpa del “mai più”, ma che lo apre, attraverso il perdono, ad una lettura altra della propria vita, ad un racconto che può sempre essere differente. In questa ottica, l’ultimo capitolo approfondisce le implicazioni etico-pratiche di tale teoria, soprattutto per ciò che riguarda le questioni di giustizia. La logica della giustizia che si fonda sulla regola dell’equivalenza e si pone come scopo la punizione del colpevole, può essere mitigata dalla logica sovrabbondante dell’amore in grado di costruire stati di pace che si pongono come obiettivo la riconciliazione. Nella riconciliazione la memoria, cioè il ricordo degli eventi passati, può raccontarsi altrimenti, liberando il soggetto dalla colpa e aprendolo al perdono verso di sé e verso gli altri. Questo processo è possibile se la memoria, per mezzo del lavoro del lutto, lavora essa stessa per liberare il soggetto e se si inserisce in una dimensione temporale in cui presente, passato e futuro collaborano. Se il passato è il luogo dove cercare i ricordi, il presente è il tempo dell’iniziativa, di quel cominciare dell’azione che apre al futuro attraverso la promessa. Promettere nel presente, infatti, è scommettere che il male non faccia sistema, è un’attestazione di fiducia verso l’altro, è un mantenersi nel tempo secondo la distinzione ricoeuriana tra identità idem e ipse.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/237872
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