« Il rigore di un’opera » riprende il titolo degli entretiens che Jean-Luc Marion ha condotto con Dan Arbib, La rigueur des choses, dove si legge: «Toute ma vie fut de travail intellectuel et je n’en peux rendre compte que comme telle: on me lira donc dans cette optique. Me frappe aujourd’hui, rétrospectivement, la cohérence de l’ensemble, que domine finalement la question de l’événement, l’approche de la présence à partir du présent entendu comme don. Ainsi se dégage la rigueur, mais la rigueur des choses, non celle que nous leur imposons ou imaginons pouvoir leur imposer ». Rigore delle cose e rigore dell’opera che si mette alla prova in un arco (non certamente univoco) del pensiero passivo che si può tracciare tra diversi ambiti dell’opera marionienne, tra i quali l’affermarsi del soggetto passivo e al dativo in Dato che, ossia l’adonato, e l’emergere della passività ne Le phénomène érotique. Non tuttavia, la passività della carne, che pure occupa la parte più ampia delle sei meditazioni del 2003, ma il modo in cui in quest’opera si passa dall’adonato di Dato che alla prima meditazione dedicata alla “riduzione erotica”. Un argomento molto limitato, dunque, ma nel quale s’investe la posta in gioco di un pensiero passivo che, prima che nella passività della carne (e forse più che nella passività della carne) si gioca nell’ego stesso, il che raddoppia la passività scoprendo a- la passività dell’elemento passivo tout court inteso (meum corpus, chair) e b- la passività dell’ego en tant que tel.
Il rigore di un'opera
CANULLO, Carla
2016-01-01
Abstract
« Il rigore di un’opera » riprende il titolo degli entretiens che Jean-Luc Marion ha condotto con Dan Arbib, La rigueur des choses, dove si legge: «Toute ma vie fut de travail intellectuel et je n’en peux rendre compte que comme telle: on me lira donc dans cette optique. Me frappe aujourd’hui, rétrospectivement, la cohérence de l’ensemble, que domine finalement la question de l’événement, l’approche de la présence à partir du présent entendu comme don. Ainsi se dégage la rigueur, mais la rigueur des choses, non celle que nous leur imposons ou imaginons pouvoir leur imposer ». Rigore delle cose e rigore dell’opera che si mette alla prova in un arco (non certamente univoco) del pensiero passivo che si può tracciare tra diversi ambiti dell’opera marionienne, tra i quali l’affermarsi del soggetto passivo e al dativo in Dato che, ossia l’adonato, e l’emergere della passività ne Le phénomène érotique. Non tuttavia, la passività della carne, che pure occupa la parte più ampia delle sei meditazioni del 2003, ma il modo in cui in quest’opera si passa dall’adonato di Dato che alla prima meditazione dedicata alla “riduzione erotica”. Un argomento molto limitato, dunque, ma nel quale s’investe la posta in gioco di un pensiero passivo che, prima che nella passività della carne (e forse più che nella passività della carne) si gioca nell’ego stesso, il che raddoppia la passività scoprendo a- la passività dell’elemento passivo tout court inteso (meum corpus, chair) e b- la passività dell’ego en tant que tel.File | Dimensione | Formato | |
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