RIASSUNTO Questo contributo si pone l’obiettivo di illustrare la natura estetica del lavoro post-fordista e di riflettere sul possibile valore educativo di una “paideia estetica” nei contesti organizzativi. Il discorso si articola in quattro parti. Nelle prime due vengono delineati i fattori “estetici” del lavoro di oggi: la figura del lavoratore-impresa, “vittima” di un gioco biopolitico che promette felicità e autorealizzazione illusorie; il carattere precario del lavoro; la potenza simbolica della merce. Nelle ultime due parti si intende dimostrare che pilotare l’aisthesis del lavoratore attraverso la gestione del paesaggio aziendale è bioestetica, per combattere la quale può essere utile edificare delle comunità di pratica attente a investire sulla dimensione estetica del lavoro con finalità pedagogiche. Riconoscere il carattere “sensibile” e disinteressato della “gratuità”, ovvero la dimensione tacita, il volto più autentico e sotterraneo di un’impresa, educa a comprendere che lavorare per il profitto può non escludere il senso del lavoro per le persone che lavorano. ABSTRACT This contribution aims to illustrate the aesthetic nature of post-Fordist work and to reflect on the educative value of an “aesthetic paideia” in organisational contexts. The paper is divided in four parts. In the first two the aesthetic factors of today’s labour are delineated as follow: the figure of the worker-enterprise, victim of a biopolitical game which promises illusory happiness and self-satisfaction; the precarious nature of work; the symbolic power of commodity. In the last two parts, the argument intends to demonstrate that the manipulation of the worker’s aesthesis, by means of managing the enterprise landscape, is bio-aesthetics, which can be faced instituting communities of practice focused on investing in the aesthetic dimension of work with pedagogical aims. To recognize the “sensible” and disinterested aspects of “gratuitousness” – that is the tacit dimension, the most authentic and deep nature of an enterprise – educates to understand that working for profit can’t exclude the sense of labour for working people. ULTERIORI INFORMAZIONI: F. d'Aniello è autore dei paragrafi 1. Estetica precaria e 2. La potenza simbolica della merce (pp. 78-84). F. Goffi è autrice dei paragrafi 3. Estetica organizzativa e bioestetica del lavoro e 4. “Paideia estetica” del lavoro (pp. 84-92).

Pedagogia e bioestetica del lavoro

d'ANIELLO, FABRIZIO;
2016-01-01

Abstract

RIASSUNTO Questo contributo si pone l’obiettivo di illustrare la natura estetica del lavoro post-fordista e di riflettere sul possibile valore educativo di una “paideia estetica” nei contesti organizzativi. Il discorso si articola in quattro parti. Nelle prime due vengono delineati i fattori “estetici” del lavoro di oggi: la figura del lavoratore-impresa, “vittima” di un gioco biopolitico che promette felicità e autorealizzazione illusorie; il carattere precario del lavoro; la potenza simbolica della merce. Nelle ultime due parti si intende dimostrare che pilotare l’aisthesis del lavoratore attraverso la gestione del paesaggio aziendale è bioestetica, per combattere la quale può essere utile edificare delle comunità di pratica attente a investire sulla dimensione estetica del lavoro con finalità pedagogiche. Riconoscere il carattere “sensibile” e disinteressato della “gratuità”, ovvero la dimensione tacita, il volto più autentico e sotterraneo di un’impresa, educa a comprendere che lavorare per il profitto può non escludere il senso del lavoro per le persone che lavorano. ABSTRACT This contribution aims to illustrate the aesthetic nature of post-Fordist work and to reflect on the educative value of an “aesthetic paideia” in organisational contexts. The paper is divided in four parts. In the first two the aesthetic factors of today’s labour are delineated as follow: the figure of the worker-enterprise, victim of a biopolitical game which promises illusory happiness and self-satisfaction; the precarious nature of work; the symbolic power of commodity. In the last two parts, the argument intends to demonstrate that the manipulation of the worker’s aesthesis, by means of managing the enterprise landscape, is bio-aesthetics, which can be faced instituting communities of practice focused on investing in the aesthetic dimension of work with pedagogical aims. To recognize the “sensible” and disinterested aspects of “gratuitousness” – that is the tacit dimension, the most authentic and deep nature of an enterprise – educates to understand that working for profit can’t exclude the sense of labour for working people. ULTERIORI INFORMAZIONI: F. d'Aniello è autore dei paragrafi 1. Estetica precaria e 2. La potenza simbolica della merce (pp. 78-84). F. Goffi è autrice dei paragrafi 3. Estetica organizzativa e bioestetica del lavoro e 4. “Paideia estetica” del lavoro (pp. 84-92).
2016
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