La bibliografia sui racconti di viaggio in Europa durante il secolo XIX è assai vasta e ramificata verso tante direzioni. Alle soglie dell’età moderna costituisce il luogo d’origine dei navigatori che esplorano le meraviglie del Nuovo Mondo, dando l’avvio a una nuova fase della storia dell’umanità. In questi territori i neonati Stati Uniti combattono le loro prime guerre per affermare il diritto al libero commercio, ma anche per rivendicare l’importanza del legame che li unisce a quello spazio. E dai paesi del vecchio continente arrivano molte delle ondate migratorie che hanno popolato il continente nordamericano, contribuendo a formare quello straordinario insieme di culture, popolazioni, etnie e religioni che costituiscono la società americana. Importante quanto l’aspetto storico, sociale e politico, è il ruolo che il Vecchio Mondo ha rivestito, e continua a rivestire, nella cultura e nell’immaginario americani. Se da un lato, fin dagli inizi, l’America rimane ammirata dalla ricchezza delle culture che sono fiorite sul suolo di questo continente, dall’altro tenta di esorcizzare il peso di tale passato e di emanciparsi dall’influenza del modello che le culture appartenenti rappresentano. L’intento del presente contributo è quello di offrire una descrizione del modo in cui il Vecchio Continente è stato vissuto, immaginato e rappresentato negli scritti della “vergine americana” Margaret Fuller. Essa nasce il 23 maggio 1810 a Cambridgeport, vicino alla città statunitense di Boston, è figlia di Timothy Fuller, importante avvocato e politico locale. Grazie alla sua preparazione e alla sua conoscenza dei classici decide di dedicarsi all’insegnamento, attività di cui si occupa dal 1836 al 1839, prima a Boston e successivamente a Providence. La sua passione però rimane il giornalismo e dal 1840 al 1842 viene chiamata dal suo amico e maestro, il poeta e scrittore Ralph W. Emerson, a dirigere la rivista politico-letteraria The Dial, sulla quale pubblica il suo primo saggio The Great Lawsuit: Man versus Men and Woman versus Women. L’atteggiamento di quest’ultimo nei confronti dei territori europei da lui visitati viene messo a confronto con quelle che sono definite dalla Fuller come le tre “specie di americani” in visita nel Vecchio Mondo.

Geographical inputs in the "Italian" writings of Margaret Fuller

BETTI, SIMONE
2016-01-01

Abstract

La bibliografia sui racconti di viaggio in Europa durante il secolo XIX è assai vasta e ramificata verso tante direzioni. Alle soglie dell’età moderna costituisce il luogo d’origine dei navigatori che esplorano le meraviglie del Nuovo Mondo, dando l’avvio a una nuova fase della storia dell’umanità. In questi territori i neonati Stati Uniti combattono le loro prime guerre per affermare il diritto al libero commercio, ma anche per rivendicare l’importanza del legame che li unisce a quello spazio. E dai paesi del vecchio continente arrivano molte delle ondate migratorie che hanno popolato il continente nordamericano, contribuendo a formare quello straordinario insieme di culture, popolazioni, etnie e religioni che costituiscono la società americana. Importante quanto l’aspetto storico, sociale e politico, è il ruolo che il Vecchio Mondo ha rivestito, e continua a rivestire, nella cultura e nell’immaginario americani. Se da un lato, fin dagli inizi, l’America rimane ammirata dalla ricchezza delle culture che sono fiorite sul suolo di questo continente, dall’altro tenta di esorcizzare il peso di tale passato e di emanciparsi dall’influenza del modello che le culture appartenenti rappresentano. L’intento del presente contributo è quello di offrire una descrizione del modo in cui il Vecchio Continente è stato vissuto, immaginato e rappresentato negli scritti della “vergine americana” Margaret Fuller. Essa nasce il 23 maggio 1810 a Cambridgeport, vicino alla città statunitense di Boston, è figlia di Timothy Fuller, importante avvocato e politico locale. Grazie alla sua preparazione e alla sua conoscenza dei classici decide di dedicarsi all’insegnamento, attività di cui si occupa dal 1836 al 1839, prima a Boston e successivamente a Providence. La sua passione però rimane il giornalismo e dal 1840 al 1842 viene chiamata dal suo amico e maestro, il poeta e scrittore Ralph W. Emerson, a dirigere la rivista politico-letteraria The Dial, sulla quale pubblica il suo primo saggio The Great Lawsuit: Man versus Men and Woman versus Women. L’atteggiamento di quest’ultimo nei confronti dei territori europei da lui visitati viene messo a confronto con quelle che sono definite dalla Fuller come le tre “specie di americani” in visita nel Vecchio Mondo.
2016
9788867092505
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/222082
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