Risale all’epoca di Descartes l’idea di una science de l’homme per la quale l’uomo è “oggetto” della fisica e della fisiologia . Altro dalla science de l’homme è l’antropologia filosofica del XX secolo. Con Max Scheler, alla visione naturalistica dell’uomo, cui Nietzsche era rimasto legato, si contrappone una visione più spiritualista e personalista. La specifica natura dell’uomo non si trova nell’ambito del vitale, bensì nel trascendere il vitale. L’uomo è l’essere che, pur attraverso attività biologicamente finalizzate, trascende se stesso in quanto semplice vita; perciò, all’essenza dell’uomo appartiene l’indefinibilità. Il che non costringe a un mutismo sull’uomo ma ne conduce la caratterizzazione come apertura e tensione all’infinito e come trascendenza sulla vita. Potremmo osservare come, oggi, se un’antropologia resta sempre, beninteso, possibile, tuttavia l’idea stessa di uomo sia profondamente in crisi e, per così dire, costretta a rileggersi anche sotto la spinta di urgenze che vengono dal suo tentato superamento (come ad esempio mostra l’attuale riflessione sul “post-human”). Ha senso, allora, in un’epoca in cui rischiamo di smarrire il senso in cui pronunciamo la parola “uomo”, discutere ancora di antropologia (senza aggettivarla subito con filosofica o culturale), per ricondurla a quel nucleo dell’uomo che si fa problema, quaestio, riecheggiando l’agostiniano annuncio delle Confessiones «oculis mihi quaestio factus sum» (Conf. X 33, 50)? La nostra risposta non soltanto è positiva, ma intende anche cercare una via precisa, determinata, che tenta un percorso, la fenomenologia. Come e perché la fenomenologia è percorso adeguato ad affrontare la questione? Come ci permette di mettere in luce chi l’uomo sia e come egli sia, prima della sua rapida riduzione al “che cosa egli sia”? È per rispondere a tali interrogativi ci proporremo alcune riflessioni sull’irriducibilità dell’uomo che, con Max Scheler, è indicato nella sua indefinibilità, per la quale parliamo dell’uomo come immagine irrappresentabile.

L'immagine irrappresentabile: l'uomo

CANULLO, Carla
2015-01-01

Abstract

Risale all’epoca di Descartes l’idea di una science de l’homme per la quale l’uomo è “oggetto” della fisica e della fisiologia . Altro dalla science de l’homme è l’antropologia filosofica del XX secolo. Con Max Scheler, alla visione naturalistica dell’uomo, cui Nietzsche era rimasto legato, si contrappone una visione più spiritualista e personalista. La specifica natura dell’uomo non si trova nell’ambito del vitale, bensì nel trascendere il vitale. L’uomo è l’essere che, pur attraverso attività biologicamente finalizzate, trascende se stesso in quanto semplice vita; perciò, all’essenza dell’uomo appartiene l’indefinibilità. Il che non costringe a un mutismo sull’uomo ma ne conduce la caratterizzazione come apertura e tensione all’infinito e come trascendenza sulla vita. Potremmo osservare come, oggi, se un’antropologia resta sempre, beninteso, possibile, tuttavia l’idea stessa di uomo sia profondamente in crisi e, per così dire, costretta a rileggersi anche sotto la spinta di urgenze che vengono dal suo tentato superamento (come ad esempio mostra l’attuale riflessione sul “post-human”). Ha senso, allora, in un’epoca in cui rischiamo di smarrire il senso in cui pronunciamo la parola “uomo”, discutere ancora di antropologia (senza aggettivarla subito con filosofica o culturale), per ricondurla a quel nucleo dell’uomo che si fa problema, quaestio, riecheggiando l’agostiniano annuncio delle Confessiones «oculis mihi quaestio factus sum» (Conf. X 33, 50)? La nostra risposta non soltanto è positiva, ma intende anche cercare una via precisa, determinata, che tenta un percorso, la fenomenologia. Come e perché la fenomenologia è percorso adeguato ad affrontare la questione? Come ci permette di mettere in luce chi l’uomo sia e come egli sia, prima della sua rapida riduzione al “che cosa egli sia”? È per rispondere a tali interrogativi ci proporremo alcune riflessioni sull’irriducibilità dell’uomo che, con Max Scheler, è indicato nella sua indefinibilità, per la quale parliamo dell’uomo come immagine irrappresentabile.
2015
9788854872516
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