Potenzialita' e limiti degli archivi letterari digitali. Il caso del Walt Whitman Archive. La mia breve comunicazione si colloca all'interno del nascente ambito interdisciplinare delle cosiddette Digital Humanities. É solo da qualche decennio che gli accademici si stanno dedicando a studiare le nuove forme di produzione, disseminazione, fruizione e conservazione dei testi letterari offerte dai nuovi media digitali, e la conseguente riconfigurazione (in senso non solo metodologico, ma anche teorico e critico) delle discipline umanistiche stesse. Dopo aver delineato in via generale gli interessi di tale innovativo campo di studi, discuterò il concetto di archivio letterario digitale. Pur essendosi il termine “archivio” ormai consolidato nel linguaggio delle Digital Humanities, illustri studiosi delle questioni riguardanti la preservazione e diffusione dei testi letterari tramite media digitali, come Susan Hockey e Matthew G. Kirschenbaum , hanno infatti messo in discussione l'uso di tale termine per indicare le nuove risorse digitali che permettono di consultare anche integralmente documenti bibliografici online, in formato elettronico. Si dovrebbe piuttosto, a loro parere, parlare di “repositories” (“depositi”) o “collections” (“collezioni”), trattandosi di modalità di conservazione ben diverse da quelle dell’archivistica cartacea classica, peraltro molto meno esposta alle continue trasformazioni e ai rischi di obsolescenza connessi alla continua evoluzione tecnologica dei software e hardware. Passerò a questo punto ad indagare la natura, le maggiori potenzialità e allo stesso tempo i maggiori limiti di tali collezioni letterarie digitali, a mio parere definibili, in senso lato, come spazi culturali dinamici di natura non solo testuale ma anche contestuale (e dunque intratestuale, cotestuale, intertestuale, paratestuale, extratestuale) continuamente modificabili e ampliabili e altamente accessibili in senso non solo materiale, ma soprattutto relazionale (mi riferisco ad esempio alla possibilità di entrare in contatto con altre risorse di sapere digitalizzato tramite semplici link) nonchè extra-accademico. Mi soffermerò in questo senso, in qualità di studiosa e traduttrice dell'opera del poeta americano Walt Whitman, sul rivoluzionario ampliamento delle possibilità di diffusione, approfondimento nonché ricerca e didattica dell'opera whitmaniana negli Stati Uniti e nel mondo, offerto dal Walt Whitman Archive, integralmente e gratuitamente consultabile online ormai da oltre dieci anni, in versioni via via aggiornate, all'indirizzo www.whitmanarchive.org. (Approfitterei, se fosse possibile, di un collegamento internet in sala per illustrare a grandi linee la storia, la struttura e i contenuti di quello che tra i cosiddetti “archivi” letterari digitali, può essere considerato uno tra i più famosi, oltre che completi e validi, esemplari, alla stregua del Rossetti Archive, del Blake Archive, del Canterbury Tales Project e dei Dickinson Electronic Archives). Come scrivono, nella sezione dedicata alla storia del Whitman Archive, i suoi fondatori, Prof. Ed Folsom (University of Iowa) e Prof. Kenneth M. Price (University of Nebraska-Lincoln), la scelta di utilizzare il formato digitale per la pubblicazione dell'opera whitmaniana è risultata assai felice, dal momento che si tratta di un'opera vastissima e, soprattutto, fortemente caratterizzata da continue revisioni: esistono infatti ben sei edizioni successive, tutte molto diverse tra loro, delle Foglie d'erba , che andrebbero studiate proprio nelle loro singole versioni piuttosto che come un’opera unitaria. Non solo l'archivio in questione, a differenza di qualsiasi altra risorsa a stampa contenente l'opera whitmaniana, presenta tutte le sei edizioni corredate di introduzioni critiche ed elenchi bibliografici delle loro traduzioni in altre lingue, nonché delle recensioni, saggi, e studi ad esse dedicati a livello nazionale e internazionale dalla data della loro pubblicazione ad oggi, ma offre anche una biografia, una concordanza, la possibilità di accedere alle foto dei diversi manoscritti che in America sono dislocati in più di sessanta biblioteche diverse e di consultare gli scritti di prosa, la corrispondenza e le fotografie del poeta, e persino alcuni inediti. Vi è infine anche una sezione straniera contenente traduzioni delle Leaves in varie lingue, tra cui lo spagnolo, il russo, il tedesco. L'obiettivo del sito è infatti quello di riuscire a pubblicare integralmente, col passare del tempo, tutta la produzione edita o inedita di Whitman e le traduzioni straniere delle Leaves fuori copyright o nate appositamente per la pubblicazione nel sito, nonché di offrire il quadro aggiornato del sempre nuovo materiale critico, storico e comparatistico più o meno direttamente connesso all'opera whitmaniana. Si tratta insomma di uno strumento di approfondimento e di ricerca assai specifico, ma allo stesso tempo intertestuale, plurilinguistico e transculturale, che offre la possibilità di consultare, leggere e studiare i testi whitmaniani a più livelli, di confrontarli con altri testi e di studiare la loro ricezione e diffusione tramite la traduzione in altre lingue. Del resto, come scrive Martha Nell Smith, “Understanding the poetic and principles of electronic scholarly editing means understanding that the primary goal of this activity is not to dictate what can be seen but rather to open up ways of seeing” . Nel caso dell'opera di Whitman, la scelta dell'archivio digitale si è mostrata finora assai fruttuosa. Certo è che anche il Whitman Archive, pur aderendo a standard internazionali, potrebbe andare incontro ad alcuni rischi dal punto di vista non solo di un invecchiamento tecnologico, ma anche di una sorta di ipertrofia contenutistica dovuta alla possibilità di aggiungere in continuazione nuovi materiali e segnalare collegamenti utili. Ciò potrebbe minarne non solo la qualità scientifica, ma anche la chiarezza e semplicità di utilizzo che finora lo hanno contraddistinto. Il caso del Whitman Archive è dunque un buon punto di partenza per riconoscere le potenzialità di applicazione del digitale alle pratiche accademiche e, più in generale, culturali e letterarie, tradizionali, ma anche per sollevare importanti interrogativi circa la natura, le finalità e i limiti di tali pratiche, che necessitano di venir indagate in modo sempre più approfondito e specifico.

Potenzialita' e limiti degli archivi letterari digitali. Il caso del Walt Whitman Archive.

BERNARDINI, CATERINA
2013-01-01

Abstract

Potenzialita' e limiti degli archivi letterari digitali. Il caso del Walt Whitman Archive. La mia breve comunicazione si colloca all'interno del nascente ambito interdisciplinare delle cosiddette Digital Humanities. É solo da qualche decennio che gli accademici si stanno dedicando a studiare le nuove forme di produzione, disseminazione, fruizione e conservazione dei testi letterari offerte dai nuovi media digitali, e la conseguente riconfigurazione (in senso non solo metodologico, ma anche teorico e critico) delle discipline umanistiche stesse. Dopo aver delineato in via generale gli interessi di tale innovativo campo di studi, discuterò il concetto di archivio letterario digitale. Pur essendosi il termine “archivio” ormai consolidato nel linguaggio delle Digital Humanities, illustri studiosi delle questioni riguardanti la preservazione e diffusione dei testi letterari tramite media digitali, come Susan Hockey e Matthew G. Kirschenbaum , hanno infatti messo in discussione l'uso di tale termine per indicare le nuove risorse digitali che permettono di consultare anche integralmente documenti bibliografici online, in formato elettronico. Si dovrebbe piuttosto, a loro parere, parlare di “repositories” (“depositi”) o “collections” (“collezioni”), trattandosi di modalità di conservazione ben diverse da quelle dell’archivistica cartacea classica, peraltro molto meno esposta alle continue trasformazioni e ai rischi di obsolescenza connessi alla continua evoluzione tecnologica dei software e hardware. Passerò a questo punto ad indagare la natura, le maggiori potenzialità e allo stesso tempo i maggiori limiti di tali collezioni letterarie digitali, a mio parere definibili, in senso lato, come spazi culturali dinamici di natura non solo testuale ma anche contestuale (e dunque intratestuale, cotestuale, intertestuale, paratestuale, extratestuale) continuamente modificabili e ampliabili e altamente accessibili in senso non solo materiale, ma soprattutto relazionale (mi riferisco ad esempio alla possibilità di entrare in contatto con altre risorse di sapere digitalizzato tramite semplici link) nonchè extra-accademico. Mi soffermerò in questo senso, in qualità di studiosa e traduttrice dell'opera del poeta americano Walt Whitman, sul rivoluzionario ampliamento delle possibilità di diffusione, approfondimento nonché ricerca e didattica dell'opera whitmaniana negli Stati Uniti e nel mondo, offerto dal Walt Whitman Archive, integralmente e gratuitamente consultabile online ormai da oltre dieci anni, in versioni via via aggiornate, all'indirizzo www.whitmanarchive.org. (Approfitterei, se fosse possibile, di un collegamento internet in sala per illustrare a grandi linee la storia, la struttura e i contenuti di quello che tra i cosiddetti “archivi” letterari digitali, può essere considerato uno tra i più famosi, oltre che completi e validi, esemplari, alla stregua del Rossetti Archive, del Blake Archive, del Canterbury Tales Project e dei Dickinson Electronic Archives). Come scrivono, nella sezione dedicata alla storia del Whitman Archive, i suoi fondatori, Prof. Ed Folsom (University of Iowa) e Prof. Kenneth M. Price (University of Nebraska-Lincoln), la scelta di utilizzare il formato digitale per la pubblicazione dell'opera whitmaniana è risultata assai felice, dal momento che si tratta di un'opera vastissima e, soprattutto, fortemente caratterizzata da continue revisioni: esistono infatti ben sei edizioni successive, tutte molto diverse tra loro, delle Foglie d'erba , che andrebbero studiate proprio nelle loro singole versioni piuttosto che come un’opera unitaria. Non solo l'archivio in questione, a differenza di qualsiasi altra risorsa a stampa contenente l'opera whitmaniana, presenta tutte le sei edizioni corredate di introduzioni critiche ed elenchi bibliografici delle loro traduzioni in altre lingue, nonché delle recensioni, saggi, e studi ad esse dedicati a livello nazionale e internazionale dalla data della loro pubblicazione ad oggi, ma offre anche una biografia, una concordanza, la possibilità di accedere alle foto dei diversi manoscritti che in America sono dislocati in più di sessanta biblioteche diverse e di consultare gli scritti di prosa, la corrispondenza e le fotografie del poeta, e persino alcuni inediti. Vi è infine anche una sezione straniera contenente traduzioni delle Leaves in varie lingue, tra cui lo spagnolo, il russo, il tedesco. L'obiettivo del sito è infatti quello di riuscire a pubblicare integralmente, col passare del tempo, tutta la produzione edita o inedita di Whitman e le traduzioni straniere delle Leaves fuori copyright o nate appositamente per la pubblicazione nel sito, nonché di offrire il quadro aggiornato del sempre nuovo materiale critico, storico e comparatistico più o meno direttamente connesso all'opera whitmaniana. Si tratta insomma di uno strumento di approfondimento e di ricerca assai specifico, ma allo stesso tempo intertestuale, plurilinguistico e transculturale, che offre la possibilità di consultare, leggere e studiare i testi whitmaniani a più livelli, di confrontarli con altri testi e di studiare la loro ricezione e diffusione tramite la traduzione in altre lingue. Del resto, come scrive Martha Nell Smith, “Understanding the poetic and principles of electronic scholarly editing means understanding that the primary goal of this activity is not to dictate what can be seen but rather to open up ways of seeing” . Nel caso dell'opera di Whitman, la scelta dell'archivio digitale si è mostrata finora assai fruttuosa. Certo è che anche il Whitman Archive, pur aderendo a standard internazionali, potrebbe andare incontro ad alcuni rischi dal punto di vista non solo di un invecchiamento tecnologico, ma anche di una sorta di ipertrofia contenutistica dovuta alla possibilità di aggiungere in continuazione nuovi materiali e segnalare collegamenti utili. Ciò potrebbe minarne non solo la qualità scientifica, ma anche la chiarezza e semplicità di utilizzo che finora lo hanno contraddistinto. Il caso del Whitman Archive è dunque un buon punto di partenza per riconoscere le potenzialità di applicazione del digitale alle pratiche accademiche e, più in generale, culturali e letterarie, tradizionali, ma anche per sollevare importanti interrogativi circa la natura, le finalità e i limiti di tali pratiche, che necessitano di venir indagate in modo sempre più approfondito e specifico.
2013
9788846736505
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