“Filosofia come guerra” è il sottotitolo di un libro di Umberto Curi che, contro ogni domanda di pacificazione, guarda la filosofia come polemos. Il motivo di tale sguardo sta nel fatto che la filosofia si è da sempre confrontata con la guerra e già per Eraclito polemos era padre e re di tutte le cose. Una guerra dolorosa, certamente, ma anche simbolica perché espressione di conquiste e, insieme, della tensione e contraddizione con cui tutto si origina e da cui tutto si genera, a dire che niente accade senza il travaglio della contraddizione. Per questa generatività originaria polemos è anche logos comune, funzione generativa, e nei frammenti eraclitei la contesa che logos genera è contemporaneamente giustizia. Non, certamente, una giustizia che si limita all’ordine storico ma la giustizia che appartiene all’ordine cosmico, la giustizia della vendetta esercitata da quelle divinità che Eraclito conosceva ancora come le Erinni – prima del loro trasformarsi in Eumenidi. Questo inizio inaugura la presenza di polemos in filosofia, nel corso della cui storia la contraddizione resta un elemento più e meno carsico, infine fondamentale per Friedrich Nietzsche per il quale tutta la filosofia è un campo di battaglia o una guerra in cui si dibatte, fino a imporre addirittura l’idea di filosofia come Kriegsideologie, come guerra combattuta per la verità. E da Nietzsche in poi polemos diventa Auseinandersetzung, ossia dibattimento con l’altro sulla verità. Prima di Nietzsche, tuttavia, già Hegel aveva ripreso la contraddizione del polemos eracliteo facendone il cuore della sua dialettica e della storia della filosofia. È questa storia che anche Franz Rosenzweig riprende. Nato a Kassel nel 1886, il 25 dicembre, nel 1912 sostiene la discussione della tesi Hegel und der Staat, Hegel e lo Stato. Dopo gli studi in filosofia inizia un personale travaglio che lo condurrà dapprima verso il luteranesimo, poi alla riscoperta della propria radice ebraica, in particolare attraverso gli studi talmudici. Questo accade nel 1913, ed è in tale “clima spirituale” che Rosenzweig è sorpreso dalla Grande Guerra, evento che però non interrompe il flusso della meditazione avviata e che, anzi, in questa circostanza storica, diventa se possibile ancora più pregnante. Il giovane Rosenzweig si arruola ed è inviato sul fronte balcanico in una squadra anti-aerea, la Flug-Abwehr-Kanonen 165. Il suo non è, certo, un impegno militante o di trincea, e durante e dopo l’arruolamento egli aveva continuato a svolgere in totale consapevolezza studi di letteratura biblica veterotestamentaria e neotestamentaria, studi di commentari di testi sacri, di letteratura islamica, di storia della filosofia. Nel 1917, in piena guerra, scrive Globus, che affianca a un denso epistolario. L’opera viene scritta su cartoline inviate ai familiari dal fronte e le riflessioni sono accompagnate dalla richiesta di pubblicazione del testo nel caso in cui egli fosse morto in guerra, cosa che vedeva alquanto probabile. Tornato invece dal fronte nel 1918, Rosenzweig pubblica Hegel e lo Stato ma il ritorno segna per lui un cambiamento decisivo e profondo: ormai, con questa guerra, era cambiato quello che veniva inteso come “mondo” e, hegelianamente, come storia del mondo.

Un filosofo al fronte: le riflessioni sulla mondializzazione della guerra di Franz Rosenzweig

CANULLO, Carla
2015-01-01

Abstract

“Filosofia come guerra” è il sottotitolo di un libro di Umberto Curi che, contro ogni domanda di pacificazione, guarda la filosofia come polemos. Il motivo di tale sguardo sta nel fatto che la filosofia si è da sempre confrontata con la guerra e già per Eraclito polemos era padre e re di tutte le cose. Una guerra dolorosa, certamente, ma anche simbolica perché espressione di conquiste e, insieme, della tensione e contraddizione con cui tutto si origina e da cui tutto si genera, a dire che niente accade senza il travaglio della contraddizione. Per questa generatività originaria polemos è anche logos comune, funzione generativa, e nei frammenti eraclitei la contesa che logos genera è contemporaneamente giustizia. Non, certamente, una giustizia che si limita all’ordine storico ma la giustizia che appartiene all’ordine cosmico, la giustizia della vendetta esercitata da quelle divinità che Eraclito conosceva ancora come le Erinni – prima del loro trasformarsi in Eumenidi. Questo inizio inaugura la presenza di polemos in filosofia, nel corso della cui storia la contraddizione resta un elemento più e meno carsico, infine fondamentale per Friedrich Nietzsche per il quale tutta la filosofia è un campo di battaglia o una guerra in cui si dibatte, fino a imporre addirittura l’idea di filosofia come Kriegsideologie, come guerra combattuta per la verità. E da Nietzsche in poi polemos diventa Auseinandersetzung, ossia dibattimento con l’altro sulla verità. Prima di Nietzsche, tuttavia, già Hegel aveva ripreso la contraddizione del polemos eracliteo facendone il cuore della sua dialettica e della storia della filosofia. È questa storia che anche Franz Rosenzweig riprende. Nato a Kassel nel 1886, il 25 dicembre, nel 1912 sostiene la discussione della tesi Hegel und der Staat, Hegel e lo Stato. Dopo gli studi in filosofia inizia un personale travaglio che lo condurrà dapprima verso il luteranesimo, poi alla riscoperta della propria radice ebraica, in particolare attraverso gli studi talmudici. Questo accade nel 1913, ed è in tale “clima spirituale” che Rosenzweig è sorpreso dalla Grande Guerra, evento che però non interrompe il flusso della meditazione avviata e che, anzi, in questa circostanza storica, diventa se possibile ancora più pregnante. Il giovane Rosenzweig si arruola ed è inviato sul fronte balcanico in una squadra anti-aerea, la Flug-Abwehr-Kanonen 165. Il suo non è, certo, un impegno militante o di trincea, e durante e dopo l’arruolamento egli aveva continuato a svolgere in totale consapevolezza studi di letteratura biblica veterotestamentaria e neotestamentaria, studi di commentari di testi sacri, di letteratura islamica, di storia della filosofia. Nel 1917, in piena guerra, scrive Globus, che affianca a un denso epistolario. L’opera viene scritta su cartoline inviate ai familiari dal fronte e le riflessioni sono accompagnate dalla richiesta di pubblicazione del testo nel caso in cui egli fosse morto in guerra, cosa che vedeva alquanto probabile. Tornato invece dal fronte nel 1918, Rosenzweig pubblica Hegel e lo Stato ma il ritorno segna per lui un cambiamento decisivo e profondo: ormai, con questa guerra, era cambiato quello che veniva inteso come “mondo” e, hegelianamente, come storia del mondo.
2015
9788831721707
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/211044
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact