Il presente lavoro si colloca all'interno del settore di studi sull'imperialismo che mira a ricostruire le forme storiche della propaganda e dell'adesione al progetto coloniale che si è dispiegato tra metà Ottocento e gli anni Sessanta del secolo scorso. In particolare l'attenzione è focalizzata sul ruolo della scuola e dell'educazione formale e informale nella costruzione dell'immagine delle colonie e nella trasmissione di un sapere coloniale, settore spesso trascurato nell'ambito di questi studi e che invece chi scrive ritiene di importanza centrale. Il primo capitolo è finalizzato a produrre una visione panoramica degli studi esistenti sull'immaginario coloniale per avere a disposizione un censimento e un'analisi dei lavori italiani sull'argomento e dei principali studi internazionali. Pur mantenendo la scuola al centro di questa analisi, per evidenti ragioni collegate all'oggetto di studio questa rassegna non poteva che collocare l'istituzione educativa al centro di un campo allargato di pratiche di insegnamento e di apprendimenti anche informali che hanno interagito strettamente con l'insegnamento formale. Questo capitolo iniziale serve quindi anche a definire concretamente i confini di questo campo allargato dell'istruzione. La sezione di ricerca è poi suddivisa in quattro parti: la prima dedicata agli aspetti istituzionali, la seconda alle tematiche relative alla didattica, la terza agli elementi di sapere coloniale veicolati attraverso materiali non ufficialmente scolastici, infine la quarta dedicata ad una verifica su alcuni corpus di testi prodotti dagli studenti. Si è scelto di indirizzare la ricerca in modo da tentare di colmare alcune lacune su argomenti cruciali ma fino ad oggi poco studiati. Il tema oggetto della ricerca, all'interno di questo campo allargato, è l'immagine scolastica dell'Altro coloniale nelle sue diverse manifestazioni. Infatti l'immagine dell'africano non è univoca, ma si compone ad esempio della sua immagine “razziale” e di quella del suo continente come natura e oggetto di dominio, ma anche dell'immagine del suddito, e ancora dell'Africa inclusa nel processo di globalizzazione come oggetto di sfruttamento e subordinazione. Inoltre lo studio dell'immagine dell'altro non può prescindere da quello, in gran parte simultaneo, dell'immagine del colonizzatore, bianco, italiano, cioè delle articolazioni del Sé prodotte nel momento in cui viene definito l'Altro da sé. La domanda che guida la ricerca quindi è: Quali immagini dell'africano, del colonizzato, del suddito, del “negro” hanno circolato a scuola e con che forza e continuità; e in parallelo, quali immagini dell'italiano (eroe, martire, missionario, fascista, bianco, europeo) hanno ricevuto forza nel colonialismo studiato e vissuto a scuola mentre il colonialismo reale creava conquista, distruzione, dominio nel territorio africano reale? La prima sezione è dedicata ad alcuni aspetti istituzionali del mondo della scuola che si ritengono importanti per avere chiaro lo sfondo su cui si innestano le didattiche e i comportamenti degli attori scolastici. Il primo di questi approfondimenti riguarda i programmi scolastici nazionali dei diversi livelli e tipologie di scuola, analizzati nelle parti relative alle colonie e in quelle relative alle “razze” e alla diversità umana. Il secondo riguarda lo sviluppo del tema coloniale negli anni del fascismo mettendo in relazione le scelte istituzionali, l'esito di un sondaggio negli archivi di alcuni Provveditorati agli Studi e gli interventi operati dall'Istituto Coloniale cui - in collaborazione con i Gruppi universitari fascisti - fu affidata ufficialmente dal regime la cura della propaganda coloniale nelle scuole. La seconda sezione prende in considerazione alcuni approfondimenti più propriamente didattici legati al tema. La prima parte è dedicata ad una ricerca sviluppata su una periodizzazione ampia (da prima dell'esordio coloniale agli anni successivi la perdita delle colonie) del “curriculum razziale” presente soprattutto all'interno dei capitoli della materia Geografia dedicati alla “geografia politica” e successivamente alla “geografia antropica” (con un approfondimento anche sui manuali spagnoli, in un'ottica comparativa). E' parso infatti sottovalutato il discorso “razziale” prodotto dalle scuole per tutta la durata del colonialismo italiano, fin oltre i suoi riferimenti cronologici. Il secondo paragrafo è invece dedicato ad una rassegna ed analisi delle parti dedicate a “razze” e colonie dell'intera produzione dei libri di testo di Stato dell'epoca fascista indirizzati alla scuola elementare, per trarne le direttrici principali delle formule di invenzione dell'alterità e di costruzione dell'identità nazionale - e dal 1936: imperiale - dell'italiano. Infine nel terzo paragrafo, più breve, si tenta di seguire nel lungo periodo le vicende di un brano di Luigi Alessandro Parravicini che costituisce un vero classico sull'immagine del “nero” nei libri di lettura. La terza sezione tenta un approccio a due tipologie di fonti che fanno parte di quel mondo, dai confini poco definibili ma estremamente ampio e interessante, dei curricoli informali. Il primo approfondimento prende in considerazione le copertine dei quaderni che hanno soggetto coloniale o “razziale”, dai timidi inizi all'esordio del secolo fino all'apogeo fascista. Il tema dei quaderni scolastici è stato oggetto recente di ampie indagini e ciò ha reso possibile e facilitato la realizzazione dell'approfondimento specifico. Come secondo percorso si è seguita l'evoluzione dell'immagine dell'Africa e degli africani presente nelle figurine collezionabili diffuse nel Novecento. Infine, nella quarta sezione, vengono tentati alcuni avvicinamenti alle soggettività degli alunni. Con molte cautele metodologiche, si propongono tre percorsi situati nel periodo fascista. Il primo prende in considerazione testi di bambini e bambine prodotti nelle scuole elementari e finalizzati alla pubblicazione su una rivista coloniale alla vigilia dell'invasione dell'Etiopia, analizzando quindi una ricezione ostentata e militante. Il secondo approfondimento si cala invece in una situazione opposta, pur all'interno del “contratto didattico” vigente in una scuola elementare dell'Italia imperiale: analizza i testi prodotti in una pluriclasse negli anni scolastici 1936-37 e 1937-38. L'ultimo capitolo, più corposo, affronta i temi selezionati per tre concorsi riservati alle scuola bolognese nel 1938, 1942 e 1943 e dedicati alle colonie, cercando di cogliere l'articolazione e la mutazione dei contenuti dal periodo di massima forza dell'ideologia (e dell'espansione) imperiale agli anni successivi in cui i possedimenti erano stati perduti e la propaganda si svolgeva in assenza di colonie e nella temperie del Secondo conflitto mondiale.

Insegnare le colonie. La costruzione dell’identità e dell’alterità coloniale nella scuola italiana (1860 – 1950)

GABRIELLI, Gianluca
2014-01-01

Abstract

Il presente lavoro si colloca all'interno del settore di studi sull'imperialismo che mira a ricostruire le forme storiche della propaganda e dell'adesione al progetto coloniale che si è dispiegato tra metà Ottocento e gli anni Sessanta del secolo scorso. In particolare l'attenzione è focalizzata sul ruolo della scuola e dell'educazione formale e informale nella costruzione dell'immagine delle colonie e nella trasmissione di un sapere coloniale, settore spesso trascurato nell'ambito di questi studi e che invece chi scrive ritiene di importanza centrale. Il primo capitolo è finalizzato a produrre una visione panoramica degli studi esistenti sull'immaginario coloniale per avere a disposizione un censimento e un'analisi dei lavori italiani sull'argomento e dei principali studi internazionali. Pur mantenendo la scuola al centro di questa analisi, per evidenti ragioni collegate all'oggetto di studio questa rassegna non poteva che collocare l'istituzione educativa al centro di un campo allargato di pratiche di insegnamento e di apprendimenti anche informali che hanno interagito strettamente con l'insegnamento formale. Questo capitolo iniziale serve quindi anche a definire concretamente i confini di questo campo allargato dell'istruzione. La sezione di ricerca è poi suddivisa in quattro parti: la prima dedicata agli aspetti istituzionali, la seconda alle tematiche relative alla didattica, la terza agli elementi di sapere coloniale veicolati attraverso materiali non ufficialmente scolastici, infine la quarta dedicata ad una verifica su alcuni corpus di testi prodotti dagli studenti. Si è scelto di indirizzare la ricerca in modo da tentare di colmare alcune lacune su argomenti cruciali ma fino ad oggi poco studiati. Il tema oggetto della ricerca, all'interno di questo campo allargato, è l'immagine scolastica dell'Altro coloniale nelle sue diverse manifestazioni. Infatti l'immagine dell'africano non è univoca, ma si compone ad esempio della sua immagine “razziale” e di quella del suo continente come natura e oggetto di dominio, ma anche dell'immagine del suddito, e ancora dell'Africa inclusa nel processo di globalizzazione come oggetto di sfruttamento e subordinazione. Inoltre lo studio dell'immagine dell'altro non può prescindere da quello, in gran parte simultaneo, dell'immagine del colonizzatore, bianco, italiano, cioè delle articolazioni del Sé prodotte nel momento in cui viene definito l'Altro da sé. La domanda che guida la ricerca quindi è: Quali immagini dell'africano, del colonizzato, del suddito, del “negro” hanno circolato a scuola e con che forza e continuità; e in parallelo, quali immagini dell'italiano (eroe, martire, missionario, fascista, bianco, europeo) hanno ricevuto forza nel colonialismo studiato e vissuto a scuola mentre il colonialismo reale creava conquista, distruzione, dominio nel territorio africano reale? La prima sezione è dedicata ad alcuni aspetti istituzionali del mondo della scuola che si ritengono importanti per avere chiaro lo sfondo su cui si innestano le didattiche e i comportamenti degli attori scolastici. Il primo di questi approfondimenti riguarda i programmi scolastici nazionali dei diversi livelli e tipologie di scuola, analizzati nelle parti relative alle colonie e in quelle relative alle “razze” e alla diversità umana. Il secondo riguarda lo sviluppo del tema coloniale negli anni del fascismo mettendo in relazione le scelte istituzionali, l'esito di un sondaggio negli archivi di alcuni Provveditorati agli Studi e gli interventi operati dall'Istituto Coloniale cui - in collaborazione con i Gruppi universitari fascisti - fu affidata ufficialmente dal regime la cura della propaganda coloniale nelle scuole. La seconda sezione prende in considerazione alcuni approfondimenti più propriamente didattici legati al tema. La prima parte è dedicata ad una ricerca sviluppata su una periodizzazione ampia (da prima dell'esordio coloniale agli anni successivi la perdita delle colonie) del “curriculum razziale” presente soprattutto all'interno dei capitoli della materia Geografia dedicati alla “geografia politica” e successivamente alla “geografia antropica” (con un approfondimento anche sui manuali spagnoli, in un'ottica comparativa). E' parso infatti sottovalutato il discorso “razziale” prodotto dalle scuole per tutta la durata del colonialismo italiano, fin oltre i suoi riferimenti cronologici. Il secondo paragrafo è invece dedicato ad una rassegna ed analisi delle parti dedicate a “razze” e colonie dell'intera produzione dei libri di testo di Stato dell'epoca fascista indirizzati alla scuola elementare, per trarne le direttrici principali delle formule di invenzione dell'alterità e di costruzione dell'identità nazionale - e dal 1936: imperiale - dell'italiano. Infine nel terzo paragrafo, più breve, si tenta di seguire nel lungo periodo le vicende di un brano di Luigi Alessandro Parravicini che costituisce un vero classico sull'immagine del “nero” nei libri di lettura. La terza sezione tenta un approccio a due tipologie di fonti che fanno parte di quel mondo, dai confini poco definibili ma estremamente ampio e interessante, dei curricoli informali. Il primo approfondimento prende in considerazione le copertine dei quaderni che hanno soggetto coloniale o “razziale”, dai timidi inizi all'esordio del secolo fino all'apogeo fascista. Il tema dei quaderni scolastici è stato oggetto recente di ampie indagini e ciò ha reso possibile e facilitato la realizzazione dell'approfondimento specifico. Come secondo percorso si è seguita l'evoluzione dell'immagine dell'Africa e degli africani presente nelle figurine collezionabili diffuse nel Novecento. Infine, nella quarta sezione, vengono tentati alcuni avvicinamenti alle soggettività degli alunni. Con molte cautele metodologiche, si propongono tre percorsi situati nel periodo fascista. Il primo prende in considerazione testi di bambini e bambine prodotti nelle scuole elementari e finalizzati alla pubblicazione su una rivista coloniale alla vigilia dell'invasione dell'Etiopia, analizzando quindi una ricezione ostentata e militante. Il secondo approfondimento si cala invece in una situazione opposta, pur all'interno del “contratto didattico” vigente in una scuola elementare dell'Italia imperiale: analizza i testi prodotti in una pluriclasse negli anni scolastici 1936-37 e 1937-38. L'ultimo capitolo, più corposo, affronta i temi selezionati per tre concorsi riservati alle scuola bolognese nel 1938, 1942 e 1943 e dedicati alle colonie, cercando di cogliere l'articolazione e la mutazione dei contenuti dal periodo di massima forza dell'ideologia (e dell'espansione) imperiale agli anni successivi in cui i possedimenti erano stati perduti e la propaganda si svolgeva in assenza di colonie e nella temperie del Secondo conflitto mondiale.
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