La tesi di dottorato si propone di ricostruire lineamenti e tendenze delle politiche per l’impiego, con un approccio che partendo dallo studio delle fonti europee arriva all'analisi dell'attuazione concreta a livello locale, al fine di individuare criticità e prospettive di un sistema caratterizzato dalla dialettica tra i servizi erogati dalla pubblica amministrazione e dagli operatori privati. In particolare, l'elaborato si concentra nel primo capitolo sul complesso tema delle politiche e dei servizi per l’impiego come concepiti nella normativa e nella giurisprudenza europee, con l'obiettivo di individuare le linee di tendenza, anche alla luce delle novità apportate dal Trattato di Lisbona. I fattori di maggiore criticità appaiono essere quelli relativi alla natura dei servizi per l’impiego, al rapporto tra questi ultimi e la disciplina sulla concorrenza e più in generale alla relazione tra ruolo degli operatori pubblici e di quelli privati. Il secondo capitolo è quindi dedicato al tema del decentramento di funzioni in materia di politiche del lavoro nell'evoluzione della normativa nazionale, con una ricognizione delle vicende e delle criticità che hanno accompagnato il cammino legislativo intrapreso con il d.P.R. n. 616 del 1977, fino alle novità introdotte con il d.lgs. n. 276 del 2003. A tale excursus ricostruttivo si accompagna l'analisi delle peculiari ricadute sul diritto del lavoro determinate dalla modifica al Titolo V della Costituzione, con la legge costituzionale n. 3 del 2001, e dalla giurisprudenza della Corte costituzionale in punto di riparto di competenze tra Stato e Regioni. Nel capitolo terzo, quindi, l'analisi si concentra sullo studio delle esperienze normative degli ordinamenti regionali, oscillanti tra attuazione tardiva del d.lgs. n. 469 del 1997 e tentativi di intervento organico, con una particolare attenzione alle politiche per l'impiego realizzate in cinque Regioni italiane (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Marche), al fine di coglierne, per quanto possibile in un quadro alquanto mutevole e magmatico, le particolarità e criticità più significative. Nello specifico, tale attività ricostruttiva è supportata anche dai risultati del contributo del Prof. Canavesi e del dottorando, dal titolo Le politiche regionali del lavoro, edito nel libro a cura del Prof. Mario Mezzanzanica, Ipotesi di lavoro. Le dinamiche, i servizi e i giudizi che cambiano il Mercato del Lavoro II Rapporto della Fondazione Obiettivo Lavoro, Aracne, Roma, 2013, p. 221 ss. Oggetto di analisi è infine il ruolo delle Province nelle politiche di attuazione, anche alla luce delle più recenti novità normative e dell’intervento della Corte costituzionale del 2013. Nel tentativo di delineare delle – inevitabilmente provvisorie – conclusioni, viene messo in luce il carattere ancora precario della costruzione giuridica delle politiche per l'impiego, nella quale ai proclami generici provenienti dall'Unione europea, basati più su approcci ideologici neo-liberali e sulla mitizzazione delle “migliori pratiche” che sulla concreta analisi di problemi e sullo studio di soluzioni adatte alle singole realtà, si aggiungono le criticità interne legate alla non agevole delimitazione del ruolo dello Stato e delle Regioni, oltre all'incerto destino degli enti provinciali. D'altra parte, l'ordinamento si caratterizza per l'ipertrofia amministrativa e il depotenziamento della legge, con decisioni concrete che dipendono dalla discrezionalità della pubblica amministrazione, a sua volta legata a doppio filo alle esigenze di pareggio di bilancio e di riduzione della spesa pubblica, ma svincolata dalla sovranità popolare, con il rischio sempre più concreto di rendere ineffettivi i diritti soggettivi, a partire da quello al lavoro, fondativo del sistema costituzionale. Da ciò si fa discendere la necessità di attualizzare i principi costituzionali, con l'impegno a garantire pienamente ed effettivamente i diritti fondamentali che, a partire dal lavoro, fanno parte del patrimonio inalienabile delle persone, in quanto tale non suscettibile di essere riconosciuto o negato esclusivamente in base ad un atto amministrativo o ad una scelta orientata da mere finalità di profitto.

Le politiche per l'impiego tra servizi pubblici e operatori privati: dalle fonti europee all'attivazione a livello locale. Criticità e prospettive.

GIULIANI, Alessandro
2014-01-01

Abstract

La tesi di dottorato si propone di ricostruire lineamenti e tendenze delle politiche per l’impiego, con un approccio che partendo dallo studio delle fonti europee arriva all'analisi dell'attuazione concreta a livello locale, al fine di individuare criticità e prospettive di un sistema caratterizzato dalla dialettica tra i servizi erogati dalla pubblica amministrazione e dagli operatori privati. In particolare, l'elaborato si concentra nel primo capitolo sul complesso tema delle politiche e dei servizi per l’impiego come concepiti nella normativa e nella giurisprudenza europee, con l'obiettivo di individuare le linee di tendenza, anche alla luce delle novità apportate dal Trattato di Lisbona. I fattori di maggiore criticità appaiono essere quelli relativi alla natura dei servizi per l’impiego, al rapporto tra questi ultimi e la disciplina sulla concorrenza e più in generale alla relazione tra ruolo degli operatori pubblici e di quelli privati. Il secondo capitolo è quindi dedicato al tema del decentramento di funzioni in materia di politiche del lavoro nell'evoluzione della normativa nazionale, con una ricognizione delle vicende e delle criticità che hanno accompagnato il cammino legislativo intrapreso con il d.P.R. n. 616 del 1977, fino alle novità introdotte con il d.lgs. n. 276 del 2003. A tale excursus ricostruttivo si accompagna l'analisi delle peculiari ricadute sul diritto del lavoro determinate dalla modifica al Titolo V della Costituzione, con la legge costituzionale n. 3 del 2001, e dalla giurisprudenza della Corte costituzionale in punto di riparto di competenze tra Stato e Regioni. Nel capitolo terzo, quindi, l'analisi si concentra sullo studio delle esperienze normative degli ordinamenti regionali, oscillanti tra attuazione tardiva del d.lgs. n. 469 del 1997 e tentativi di intervento organico, con una particolare attenzione alle politiche per l'impiego realizzate in cinque Regioni italiane (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Marche), al fine di coglierne, per quanto possibile in un quadro alquanto mutevole e magmatico, le particolarità e criticità più significative. Nello specifico, tale attività ricostruttiva è supportata anche dai risultati del contributo del Prof. Canavesi e del dottorando, dal titolo Le politiche regionali del lavoro, edito nel libro a cura del Prof. Mario Mezzanzanica, Ipotesi di lavoro. Le dinamiche, i servizi e i giudizi che cambiano il Mercato del Lavoro II Rapporto della Fondazione Obiettivo Lavoro, Aracne, Roma, 2013, p. 221 ss. Oggetto di analisi è infine il ruolo delle Province nelle politiche di attuazione, anche alla luce delle più recenti novità normative e dell’intervento della Corte costituzionale del 2013. Nel tentativo di delineare delle – inevitabilmente provvisorie – conclusioni, viene messo in luce il carattere ancora precario della costruzione giuridica delle politiche per l'impiego, nella quale ai proclami generici provenienti dall'Unione europea, basati più su approcci ideologici neo-liberali e sulla mitizzazione delle “migliori pratiche” che sulla concreta analisi di problemi e sullo studio di soluzioni adatte alle singole realtà, si aggiungono le criticità interne legate alla non agevole delimitazione del ruolo dello Stato e delle Regioni, oltre all'incerto destino degli enti provinciali. D'altra parte, l'ordinamento si caratterizza per l'ipertrofia amministrativa e il depotenziamento della legge, con decisioni concrete che dipendono dalla discrezionalità della pubblica amministrazione, a sua volta legata a doppio filo alle esigenze di pareggio di bilancio e di riduzione della spesa pubblica, ma svincolata dalla sovranità popolare, con il rischio sempre più concreto di rendere ineffettivi i diritti soggettivi, a partire da quello al lavoro, fondativo del sistema costituzionale. Da ciò si fa discendere la necessità di attualizzare i principi costituzionali, con l'impegno a garantire pienamente ed effettivamente i diritti fondamentali che, a partire dal lavoro, fanno parte del patrimonio inalienabile delle persone, in quanto tale non suscettibile di essere riconosciuto o negato esclusivamente in base ad un atto amministrativo o ad una scelta orientata da mere finalità di profitto.
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