Il presente lavoro ha ad oggetto la previdenza obbligatoria in Italia, esaminata in rapporto a quei fattori che più ne hanno influenzato il percorso normativo nei tempi recenti. Una parte rilevante (capitoli primo e secondo) è dedicata all’influenza esercitata dall’Unione europea attraverso una fitta attività d’indirizzo e monitoraggio nei confronti degli Stati membri. Sono presi in esame, per esempio, la Strategia Europa 2020, il Libro verde sulle pensioni del luglio 2010, il rapporto OCSE Pensions at a Glance per gli anni 2011 e 2013, il Libro bianco sulle pensioni del febbraio 2012. L’esame dei detti documenti è svolto in parallelo alle evoluzioni della normativa interna, ciò che rende più evidenti le possibili influenze delle strategie europee sul diritto nazionale. La prospettiva europea muove dall’accertamento di una marcata tendenza all’invecchiamento della popolazione, che drammaticamente porrà, entro qualche decennio, un problema di sostenibilità di tutte le prestazioni sociali (anche pensionistiche): talché, al fine di scongiurare l’insostenibilità finanziaria dei sistemi pensionistici, gli Stati vengono spinti ed incentivati ad adottare misure atte a definire per il futuro «sistemi pensionistici adeguati, sostenibili e sicuri». Negli ultimi anni, poi, gli Stati si sono trovati ad affrontare una durissima crisi economica globale che ha fatto allo stesso tempo da freno alla crescita ed all’azione di risanamento finanziario (anche previdenziale). In tale crisi, non ancora risolta, gioca un ruolo importante il notevole livello di indebitamento del settore pubblico (in particolare dell’Italia) che, dopo aver scatenato fenomeni di speculazione finanziaria esasperata (soprattutto nel corso del 2011), ha costretto gli Stati a impegnarsi in una robusta azione di risanamento dei conti, da un lato accogliendo e facendo proprio, nelle rispettive costituzioni, il principio del pareggio di bilancio (in Italia cfr. la novella degli artt. 81, 97, 117, 119 Cost., attuata con l. cost. 20 aprile 2012, n. 1), dall’altro sancendo l’impegno a rientrare nei valori di debito previamente concordati (cfr. trattato sul c.d. Fiscal compact) anche al fine di poter usufruire di aiuti finanziari in caso di crisi (cfr. Trattato istitutivo del MES). I possibili riflessi dei nuovi vincoli di bilancio sui diritti sociali ed in particolare sui diritti pensionistici, sono esaminati in particolare nel capitolo quarto (§ 1 e 2). Nel capitolo terzo viene esaminata la l. 22 dicembre 2011, n. 214, giunta all’esito di un vero e proprio forcing sul sistema pensionistico: il provvedimento, puntando su incremento ed indicizzazione dell’età pensionabile, parità tra uomini e donne nell’accesso alla pensione, calcolo contributivo pro rata per tutti ed eliminazione delle pensioni di anzianità, risulta pienamente aderente alle linee guida stilate dalla Commissione europea nel Libro verde sulle pensioni del 2010. Pur tuttavia, la riforma non è esente da ombre che, in un caso almeno, sembrano addirittura oscurare l’intera legge: su tutte vi è quella dell’«affare esodati», una svista che, causa il numero esorbitante dei soggetti destinatari della salvaguardia e l’entità della copertura finanziaria richiesta, rischia di far saltare proprio quella sostenibilità che si sarebbe voluta assicurare. Altro punto cardine dei sistemi di previdenza obbligatoria è l’adeguatezza. Le ricadute sociali e finanziarie di sistemi pensionistici inadeguati potrebbero essere peggiori di quelle imputabili ad una carenza di sostenibilità. Su tale fronte non si è fatto abbastanza. Nel capitolo quarto, in una prospettiva sia europea che interna, si tenta di individuare possibili criticità del sistema pensionistico obbligatorio dal lato dell’adeguatezza, esaminando tematiche inerenti alla previdenza complementare, all’invecchiamento in buona salute, alle tutele esterne ed interne al rapporto di lavoro, alle politiche del lavoro ed alle differenze di genere. All’esito di tale disamina, il lavoro si chiude con uno sguardo alla Costituzione ed alle possibili forme d’incostituzionalità che potrebbero ingenerarsi in un sistema inadeguato, con riferimento ad alcuni aspetti di calcolo del sistema contributivo, ad istituti di recente reintroduzione (cfr. enti di solidarietà bilaterali), ad orientamenti della Corte costituzionale (cfr Sentenza 5 giugno 2013, n. 116) ed a recenti indirizzi dottrinari.

La previdenza obbligatoria in Italia tra crisi globale, strategie europee e vincoli di bilancio

SALVATORI, Alfredo
2014-01-01

Abstract

Il presente lavoro ha ad oggetto la previdenza obbligatoria in Italia, esaminata in rapporto a quei fattori che più ne hanno influenzato il percorso normativo nei tempi recenti. Una parte rilevante (capitoli primo e secondo) è dedicata all’influenza esercitata dall’Unione europea attraverso una fitta attività d’indirizzo e monitoraggio nei confronti degli Stati membri. Sono presi in esame, per esempio, la Strategia Europa 2020, il Libro verde sulle pensioni del luglio 2010, il rapporto OCSE Pensions at a Glance per gli anni 2011 e 2013, il Libro bianco sulle pensioni del febbraio 2012. L’esame dei detti documenti è svolto in parallelo alle evoluzioni della normativa interna, ciò che rende più evidenti le possibili influenze delle strategie europee sul diritto nazionale. La prospettiva europea muove dall’accertamento di una marcata tendenza all’invecchiamento della popolazione, che drammaticamente porrà, entro qualche decennio, un problema di sostenibilità di tutte le prestazioni sociali (anche pensionistiche): talché, al fine di scongiurare l’insostenibilità finanziaria dei sistemi pensionistici, gli Stati vengono spinti ed incentivati ad adottare misure atte a definire per il futuro «sistemi pensionistici adeguati, sostenibili e sicuri». Negli ultimi anni, poi, gli Stati si sono trovati ad affrontare una durissima crisi economica globale che ha fatto allo stesso tempo da freno alla crescita ed all’azione di risanamento finanziario (anche previdenziale). In tale crisi, non ancora risolta, gioca un ruolo importante il notevole livello di indebitamento del settore pubblico (in particolare dell’Italia) che, dopo aver scatenato fenomeni di speculazione finanziaria esasperata (soprattutto nel corso del 2011), ha costretto gli Stati a impegnarsi in una robusta azione di risanamento dei conti, da un lato accogliendo e facendo proprio, nelle rispettive costituzioni, il principio del pareggio di bilancio (in Italia cfr. la novella degli artt. 81, 97, 117, 119 Cost., attuata con l. cost. 20 aprile 2012, n. 1), dall’altro sancendo l’impegno a rientrare nei valori di debito previamente concordati (cfr. trattato sul c.d. Fiscal compact) anche al fine di poter usufruire di aiuti finanziari in caso di crisi (cfr. Trattato istitutivo del MES). I possibili riflessi dei nuovi vincoli di bilancio sui diritti sociali ed in particolare sui diritti pensionistici, sono esaminati in particolare nel capitolo quarto (§ 1 e 2). Nel capitolo terzo viene esaminata la l. 22 dicembre 2011, n. 214, giunta all’esito di un vero e proprio forcing sul sistema pensionistico: il provvedimento, puntando su incremento ed indicizzazione dell’età pensionabile, parità tra uomini e donne nell’accesso alla pensione, calcolo contributivo pro rata per tutti ed eliminazione delle pensioni di anzianità, risulta pienamente aderente alle linee guida stilate dalla Commissione europea nel Libro verde sulle pensioni del 2010. Pur tuttavia, la riforma non è esente da ombre che, in un caso almeno, sembrano addirittura oscurare l’intera legge: su tutte vi è quella dell’«affare esodati», una svista che, causa il numero esorbitante dei soggetti destinatari della salvaguardia e l’entità della copertura finanziaria richiesta, rischia di far saltare proprio quella sostenibilità che si sarebbe voluta assicurare. Altro punto cardine dei sistemi di previdenza obbligatoria è l’adeguatezza. Le ricadute sociali e finanziarie di sistemi pensionistici inadeguati potrebbero essere peggiori di quelle imputabili ad una carenza di sostenibilità. Su tale fronte non si è fatto abbastanza. Nel capitolo quarto, in una prospettiva sia europea che interna, si tenta di individuare possibili criticità del sistema pensionistico obbligatorio dal lato dell’adeguatezza, esaminando tematiche inerenti alla previdenza complementare, all’invecchiamento in buona salute, alle tutele esterne ed interne al rapporto di lavoro, alle politiche del lavoro ed alle differenze di genere. All’esito di tale disamina, il lavoro si chiude con uno sguardo alla Costituzione ed alle possibili forme d’incostituzionalità che potrebbero ingenerarsi in un sistema inadeguato, con riferimento ad alcuni aspetti di calcolo del sistema contributivo, ad istituti di recente reintroduzione (cfr. enti di solidarietà bilaterali), ad orientamenti della Corte costituzionale (cfr Sentenza 5 giugno 2013, n. 116) ed a recenti indirizzi dottrinari.
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