Ogni pensatore contemporaneo che, almeno in Francia, voglia riflettere sulla religione e sul cristianesimo non poteva in passato né può oggi fare a meno di confrontarsi con l’opera di Paul Ricœur. Non può pretendere di sfuggire alla sua influenza, diretta o indiretta. Anche se Ricœur non ha mai voluto esser definito “filosofo cristiano”, spesso è stato definito in tal modo, soprattutto da parte di quanti non reclamano la propria appartenenza al cristianesimo. È vero che egli non ha mai negato che le convinzioni religiose sono state all’origine della sua impresa filosofica per la quale, tuttavia, rivendicava totale e piena autonomia. In che modo, dunque, Emmanuel Falque potrebbe negare quest’eredità, sebbene non la rivendichi per la propria opera? Il fatto che non la rivendichi non basta a sottrarlo alla legge comune. Il che, tuttavia, va meglio spiegato: se, infatti, nell’opera di Falque numerosi sono i riferimenti al corpus di Ricœur, questi non sono altro, di fatto, che l’occasione di affermare e riaffermare la propria via filosofica. La distanza generazionale impedisce di primo acchito che si parli di un possibile “parricidio” da parte di Emmanuel Falque. Tale accusa sarebbe eccessiva, tenendo anche conto del fatto che egli non è mai stato allievo di Ricœur. Potremmo addirittura spingerci a evocare, riprendendo un’espressione di Karl Jaspers, un Liebeskampf tra i due filosofi? Anche questa formula mi pare eccessiva. Il lettore che scopre le critiche che Falque muove a Ricœur in diversi luoghi della sua opera ne coglie progressivamente l’unità e la coerenza. Potremmo ritrovarvi, restando sempre a un primo livello superficiale, un misto di ammirazione e riconoscenza per l’opera di Ricœur insieme, tuttavia, alla costatazione che i tempi non sono più gli stessi e che oggi devono essere combattute altre battaglie. Questa dimensione storica è particolarmente importante in Falque, che spesso ricorda che i dibattiti filosofici recano sempre in sé il segno della loro epoca e che occorre pensare e scrivere animati dal desiderio di poter essere compresi dai propri contemporanei. Tali affermazioni, d’altronde, sono totalmente compatibili con l’intento di Ricœur, il quale, con la sua opera, si è sempre preoccupato di pensare il suo tempo e le problematiche che lo animavano. Al di là del cambiamento dei tempi, tuttavia, che fa apparire in tutta la loro relatività alcune poste in gioco teoretiche, va notata la presenza di alcuni contrasti. Mi limiterò a individuarne tre, i quali si delineano attorno a tre coppie di termini normalmente messi in rapporto, “filosofia e teologia”, “Verbo e carne” o “ermeneutica e fenomenologia”. La terza coppia potrebbe essere rappresentata da due concezioni della resurrezione, presente in modo molto più importante in Falque che in Ricœur, il quale, in un’opera postuma e incompiuta, ne propone una concezione che, talvolta, è stata severamente giudicata. Ciò detto, alcune precisazioni di metodo sono necessarie. Le analisi proposte saranno funzionali alle considerazioni critiche che Falque ha formulato. Anche se in modo sintetico, cercheremo di tener conto dell’evoluzione dell’insieme dell’opera di Ricœur per evocare quella di Falque, sebbene quest’ultima sia evidentemente un lavoro in corso che giorno dopo giorno si arricchisce, cosa che rende arduo e, per certi versi, azzardato il nostro proposito.

Paul Ricoeur - Emmanuel Falque: un confronto emblematico?

CANULLO, Carla
2014-01-01

Abstract

Ogni pensatore contemporaneo che, almeno in Francia, voglia riflettere sulla religione e sul cristianesimo non poteva in passato né può oggi fare a meno di confrontarsi con l’opera di Paul Ricœur. Non può pretendere di sfuggire alla sua influenza, diretta o indiretta. Anche se Ricœur non ha mai voluto esser definito “filosofo cristiano”, spesso è stato definito in tal modo, soprattutto da parte di quanti non reclamano la propria appartenenza al cristianesimo. È vero che egli non ha mai negato che le convinzioni religiose sono state all’origine della sua impresa filosofica per la quale, tuttavia, rivendicava totale e piena autonomia. In che modo, dunque, Emmanuel Falque potrebbe negare quest’eredità, sebbene non la rivendichi per la propria opera? Il fatto che non la rivendichi non basta a sottrarlo alla legge comune. Il che, tuttavia, va meglio spiegato: se, infatti, nell’opera di Falque numerosi sono i riferimenti al corpus di Ricœur, questi non sono altro, di fatto, che l’occasione di affermare e riaffermare la propria via filosofica. La distanza generazionale impedisce di primo acchito che si parli di un possibile “parricidio” da parte di Emmanuel Falque. Tale accusa sarebbe eccessiva, tenendo anche conto del fatto che egli non è mai stato allievo di Ricœur. Potremmo addirittura spingerci a evocare, riprendendo un’espressione di Karl Jaspers, un Liebeskampf tra i due filosofi? Anche questa formula mi pare eccessiva. Il lettore che scopre le critiche che Falque muove a Ricœur in diversi luoghi della sua opera ne coglie progressivamente l’unità e la coerenza. Potremmo ritrovarvi, restando sempre a un primo livello superficiale, un misto di ammirazione e riconoscenza per l’opera di Ricœur insieme, tuttavia, alla costatazione che i tempi non sono più gli stessi e che oggi devono essere combattute altre battaglie. Questa dimensione storica è particolarmente importante in Falque, che spesso ricorda che i dibattiti filosofici recano sempre in sé il segno della loro epoca e che occorre pensare e scrivere animati dal desiderio di poter essere compresi dai propri contemporanei. Tali affermazioni, d’altronde, sono totalmente compatibili con l’intento di Ricœur, il quale, con la sua opera, si è sempre preoccupato di pensare il suo tempo e le problematiche che lo animavano. Al di là del cambiamento dei tempi, tuttavia, che fa apparire in tutta la loro relatività alcune poste in gioco teoretiche, va notata la presenza di alcuni contrasti. Mi limiterò a individuarne tre, i quali si delineano attorno a tre coppie di termini normalmente messi in rapporto, “filosofia e teologia”, “Verbo e carne” o “ermeneutica e fenomenologia”. La terza coppia potrebbe essere rappresentata da due concezioni della resurrezione, presente in modo molto più importante in Falque che in Ricœur, il quale, in un’opera postuma e incompiuta, ne propone una concezione che, talvolta, è stata severamente giudicata. Ciò detto, alcune precisazioni di metodo sono necessarie. Le analisi proposte saranno funzionali alle considerazioni critiche che Falque ha formulato. Anche se in modo sintetico, cercheremo di tener conto dell’evoluzione dell’insieme dell’opera di Ricœur per evocare quella di Falque, sebbene quest’ultima sia evidentemente un lavoro in corso che giorno dopo giorno si arricchisce, cosa che rende arduo e, per certi versi, azzardato il nostro proposito.
2014
9788860878243
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/191746
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