Il presente volume, intitolato "Legends of Le Marche. The Sibyl of the Apennines", raccoglie due testi letterari riferiti alle leggende dei monti Sibillini (di Andrea da Barberino, A. de La Sale) e tradotti in inglese da James Richards. Il "Paradis de la reine Sibylle", vòlto in inglese da J. Richards e tradotto in italiano da Luca Pierdominici, comporta una prefazione di L. Pierdominici (alle pp. 82-88: sole pagine pari). Il volume si rivolge a un pubblico di anglofoni e, data la sua natura, potenzialmente può interessare anche il mercato internazionale. Abstract della prefazione: Nel passaggio dalla testimonianza oculare (la descrizione dei paesaggi, dei fianchi della montagna, ecc.) al resoconto di quanto viene a sapere (circa il misterioso mondo sotterraneo ch’essa ospita), La Sale rovescia in modo progressivo ma insensibile le prospettive, dando vita a una narrazione avvincente in cui, di fatto, è difficile capire dove finisca il vero e dove cominci il falso. Gli echi dell’oralità accompagnano il cammino di una sicura mito-genesi, in virtù della quale le memorie divengono novelle, storie, finzione. Allo stato puro. Difficile riconoscere allora al suo scritto la credibilità degli intenti pedagogici che lo animerebbero. L’ambiguità prospettica, metafora di trapasso e di trascendimenti culturali propri della sua epoca, si palesa nell’evocazione del regno sotterraneo e in quella della distribuzione delle prove che ne rendono arduo l’accesso. L’andirivieni da una prospettiva all’altra, sul piano narrativo e su quello dei significati, è sottolineato dalle polarità mutevoli dello sguardo – positivo/negativo –, che simboleggiano la natura falsamente o realmente pericolosa delle prove da superare secondo il senso della marcia: a) dall’ingresso della grotta alle porte di metallo, cioè all’andata, il pericolo del vento, del ponte, del fiume, dei due dragoni e delle porte stesse, è illusorio: esso è destinato a spaventare il viaggiatore per dissuaderlo dal proposito di raggiungere la regina; b) dalle porte di metallo all’ingresso della grotta, cioè al ritorno, il pericolo delle medesime prove è reale. In definitiva, il viaggiatore ignora, all’andata, che il cammino che conduce dal Bene ufficiale al Male ufficiale comporta un pericolo apparente, così come non sa che, al ritorno, il cammino contrario comporterà delle facilità apparenti. E ciò, perlomeno, finché la regina non glielo avrà rivelato; La percezione della natura oggettiva, sebbene forgiata sulle apparenze, è falsata in entrambi i casi: il cavaliere tedesco vorrebbe rifuggire ciò che rappresenta invece un bene per il suo scudiero. La percezione del tempo è pure alterata, alla corte della regina, in base al desiderio di partire o di restare che il viaggiatore di volta in volta avverte (“se prima un giorno non gli sembrava un’ora, adesso, al contrario, un’ora gli sembrava dieci giorni”). Queste modificazioni spaziali e temporali significano la deformazione essenziale delle ‘coordinate testuali’ del mondo conosciuto, che, già per Dante, è un libro disseminato di simboli.

Le Mutazioni del Senso tra narrazione e memoria (Prefazione)

PIERDOMINICI, LUCA
2014-01-01

Abstract

Il presente volume, intitolato "Legends of Le Marche. The Sibyl of the Apennines", raccoglie due testi letterari riferiti alle leggende dei monti Sibillini (di Andrea da Barberino, A. de La Sale) e tradotti in inglese da James Richards. Il "Paradis de la reine Sibylle", vòlto in inglese da J. Richards e tradotto in italiano da Luca Pierdominici, comporta una prefazione di L. Pierdominici (alle pp. 82-88: sole pagine pari). Il volume si rivolge a un pubblico di anglofoni e, data la sua natura, potenzialmente può interessare anche il mercato internazionale. Abstract della prefazione: Nel passaggio dalla testimonianza oculare (la descrizione dei paesaggi, dei fianchi della montagna, ecc.) al resoconto di quanto viene a sapere (circa il misterioso mondo sotterraneo ch’essa ospita), La Sale rovescia in modo progressivo ma insensibile le prospettive, dando vita a una narrazione avvincente in cui, di fatto, è difficile capire dove finisca il vero e dove cominci il falso. Gli echi dell’oralità accompagnano il cammino di una sicura mito-genesi, in virtù della quale le memorie divengono novelle, storie, finzione. Allo stato puro. Difficile riconoscere allora al suo scritto la credibilità degli intenti pedagogici che lo animerebbero. L’ambiguità prospettica, metafora di trapasso e di trascendimenti culturali propri della sua epoca, si palesa nell’evocazione del regno sotterraneo e in quella della distribuzione delle prove che ne rendono arduo l’accesso. L’andirivieni da una prospettiva all’altra, sul piano narrativo e su quello dei significati, è sottolineato dalle polarità mutevoli dello sguardo – positivo/negativo –, che simboleggiano la natura falsamente o realmente pericolosa delle prove da superare secondo il senso della marcia: a) dall’ingresso della grotta alle porte di metallo, cioè all’andata, il pericolo del vento, del ponte, del fiume, dei due dragoni e delle porte stesse, è illusorio: esso è destinato a spaventare il viaggiatore per dissuaderlo dal proposito di raggiungere la regina; b) dalle porte di metallo all’ingresso della grotta, cioè al ritorno, il pericolo delle medesime prove è reale. In definitiva, il viaggiatore ignora, all’andata, che il cammino che conduce dal Bene ufficiale al Male ufficiale comporta un pericolo apparente, così come non sa che, al ritorno, il cammino contrario comporterà delle facilità apparenti. E ciò, perlomeno, finché la regina non glielo avrà rivelato; La percezione della natura oggettiva, sebbene forgiata sulle apparenze, è falsata in entrambi i casi: il cavaliere tedesco vorrebbe rifuggire ciò che rappresenta invece un bene per il suo scudiero. La percezione del tempo è pure alterata, alla corte della regina, in base al desiderio di partire o di restare che il viaggiatore di volta in volta avverte (“se prima un giorno non gli sembrava un’ora, adesso, al contrario, un’ora gli sembrava dieci giorni”). Queste modificazioni spaziali e temporali significano la deformazione essenziale delle ‘coordinate testuali’ del mondo conosciuto, che, già per Dante, è un libro disseminato di simboli.
2014
9788862599979
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/189015
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