Negli scritti di Hannah Arendt e Primo Levi, l’annosa questione dello Stato per il popolo ebraico presenta un andamento rapsodico, benché la posizione di entrambi si chiarisca soprattutto alla luce di alcuni eventi, differenti e distanti nel tempo. Se le riflessioni arendtiane a proposito di una possibile “espressione politica” del popolo ebraico incontrano una formulazione più compiuta in alcuni saggi coevi alla fondazione dello Stato di Israele, gli interventi leviani riguardano più in dettaglio il modo di governare israeliano e si fanno più consistenti in occasione dell’occupazione di parte dei territori libanesi da parte delle truppe israeliane. Ad un primo sguardo, l’analisi di Arendt indugia sulla patria ebraica come problema che interessa il “politico” quale istanza di vita in comune, quella di Levi si interroga invece sulla “politica” come pratica di governo adottata da uno Stato entro coordinate storiche determinate. Questo scarto nell’approccio all’abito statuale vestito dal popolo ebraico si attenua se spostiamo il punto di osservazione al di là delle riflessioni riguardanti la fondazione politica e il governo israeliano. Una prospettiva non circoscritta ai soli eventi richiamati, ma attenta al significato che la patria ebraica assume nella complessiva orditura narrativa dei due pensatori, ci restituisce la difficoltà di una questione, drammaticamente contemporanea nei suoi esiti, che non può essere scissa dal contesto storico e dalle peculiarità biografiche. Occorre quindi provare a seguire il filo tematico della patria ebraica entro la fitta trama concettuale della produzione di Arendt e Levi nell’intreccio che essa presenta di volta in volta con l’ebraismo come cultura, con l’identità politica ebraica, con il sionismo. Pur nella distanza che al fondo permane nella postura che essi assumono dinanzi allo Stato israeliano e alle sue politiche, in parte riconducibile ai diversi ferri del mestiere impiegati, vi è una sintonia almeno prospettica in quella che appare come una responsabilità nei confronti del mondo e delle generazioni a venire.

La patria ebraica. Hannah Arendt e Primo Levi a confronto

MATTUCCI, NATASCIA
2013-01-01

Abstract

Negli scritti di Hannah Arendt e Primo Levi, l’annosa questione dello Stato per il popolo ebraico presenta un andamento rapsodico, benché la posizione di entrambi si chiarisca soprattutto alla luce di alcuni eventi, differenti e distanti nel tempo. Se le riflessioni arendtiane a proposito di una possibile “espressione politica” del popolo ebraico incontrano una formulazione più compiuta in alcuni saggi coevi alla fondazione dello Stato di Israele, gli interventi leviani riguardano più in dettaglio il modo di governare israeliano e si fanno più consistenti in occasione dell’occupazione di parte dei territori libanesi da parte delle truppe israeliane. Ad un primo sguardo, l’analisi di Arendt indugia sulla patria ebraica come problema che interessa il “politico” quale istanza di vita in comune, quella di Levi si interroga invece sulla “politica” come pratica di governo adottata da uno Stato entro coordinate storiche determinate. Questo scarto nell’approccio all’abito statuale vestito dal popolo ebraico si attenua se spostiamo il punto di osservazione al di là delle riflessioni riguardanti la fondazione politica e il governo israeliano. Una prospettiva non circoscritta ai soli eventi richiamati, ma attenta al significato che la patria ebraica assume nella complessiva orditura narrativa dei due pensatori, ci restituisce la difficoltà di una questione, drammaticamente contemporanea nei suoi esiti, che non può essere scissa dal contesto storico e dalle peculiarità biografiche. Occorre quindi provare a seguire il filo tematico della patria ebraica entro la fitta trama concettuale della produzione di Arendt e Levi nell’intreccio che essa presenta di volta in volta con l’ebraismo come cultura, con l’identità politica ebraica, con il sionismo. Pur nella distanza che al fondo permane nella postura che essi assumono dinanzi allo Stato israeliano e alle sue politiche, in parte riconducibile ai diversi ferri del mestiere impiegati, vi è una sintonia almeno prospettica in quella che appare come una responsabilità nei confronti del mondo e delle generazioni a venire.
2013
9788867601387
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