La traduzione in italiano di una serie di saggi analitici dedicati alla musica popular offre l’occasione di questo review-essay. Se s’interpreta la musica cosiddetta popular (sottoinsieme del vasto corpus definito dall’autore “audiotattile” proprio per sancirne, in base a criteri intrinseci, la costitutiva differenza rispetto ai reperti musicali eurocolti) sulla scorta dei presupposti basati si criteri melodico-armonici, si perdono di vista gli specifici presupposti estetici e formali, per lo più sovrasegmentali, di questi complessi linguistico-musicali, che hanno, ad es., tra i più rilevanti aspetti formali i fenomeni swing e groove. Quest’atteggiamento metodologico inficia particolarmente gli articoli di Forte e Everett. Inoltre, in estrema sintesi, aspetti problematici rivestono: nello studio di Forte la definizione di chorus e l’omissione dei riferimenti ad esempi precedenti nella tradizione eurocolta riguardo all’assimilazione linguistica, nei compositori di Tin Pan Alley, della dissonanza relativamente ai tetracordi su base triadica; in Everett la questione dell’interpretazione attraverso il criterio tonale della musica rock; in Bowman l’applicazione in funzione analitica del metodo etnografico basato sulla testimonianza degli “informatori” culturali, che, se, si rivela funzionale allo studio delle musiche di tradizione orale non è detto sia trasponibile a repertori che se ne diversificano fenomenologicamente, come quelli audiotattili; in Middleton una concezione meccanicistica del gesto che si avvicina, senza però coincidere, con la teoria del Principio audiotattile proposta dall’autore.

L’insostenibile leggerezza del pop

CAPORALETTI, VINCENZO
2003-01-01

Abstract

La traduzione in italiano di una serie di saggi analitici dedicati alla musica popular offre l’occasione di questo review-essay. Se s’interpreta la musica cosiddetta popular (sottoinsieme del vasto corpus definito dall’autore “audiotattile” proprio per sancirne, in base a criteri intrinseci, la costitutiva differenza rispetto ai reperti musicali eurocolti) sulla scorta dei presupposti basati si criteri melodico-armonici, si perdono di vista gli specifici presupposti estetici e formali, per lo più sovrasegmentali, di questi complessi linguistico-musicali, che hanno, ad es., tra i più rilevanti aspetti formali i fenomeni swing e groove. Quest’atteggiamento metodologico inficia particolarmente gli articoli di Forte e Everett. Inoltre, in estrema sintesi, aspetti problematici rivestono: nello studio di Forte la definizione di chorus e l’omissione dei riferimenti ad esempi precedenti nella tradizione eurocolta riguardo all’assimilazione linguistica, nei compositori di Tin Pan Alley, della dissonanza relativamente ai tetracordi su base triadica; in Everett la questione dell’interpretazione attraverso il criterio tonale della musica rock; in Bowman l’applicazione in funzione analitica del metodo etnografico basato sulla testimonianza degli “informatori” culturali, che, se, si rivela funzionale allo studio delle musiche di tradizione orale non è detto sia trasponibile a repertori che se ne diversificano fenomenologicamente, come quelli audiotattili; in Middleton una concezione meccanicistica del gesto che si avvicina, senza però coincidere, con la teoria del Principio audiotattile proposta dall’autore.
2003
Internazionale
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