l’Unità di Ricerca dell’Università degli Studi di Macerata, seguendo l’approccio metodologico comune alle altre Unità, che partendo da una revisione critica della letteratura e dei concetti di coesione e della sua misurazione (da Shumpeter, 1954 agli ESPON Seminar 2008-2010 al, French Green paper on Cohesion 2008; Spanish-Bulgarian cohesion work, etc.), ha l’obiettivo di mettere a punto di una lista di indicatori, che possano permettere la misurazione delle differenze a livello regionale e provinciale (NUTS 2 e 3), dopo un’analisi ex-ante dei sistemi produttivi locali presenti lungo la dorsale adriatica, concentrerà la sua attenzione sul modello di sviluppo della Regione Marche, che vede nel sistema delle PMI e nei numerosi distretti che queste hanno contribuito a configurare, l’elemento trainante dell’intero sistema economico regionale. Particolarmente determinate nella costruzione del modello di sviluppo marchigiano è stato il contributo del settore manifatturiero che nel cinquantennio 1951-2001 si è rivelato il sostanziale motore di sviluppo locale per effetto di un consistente processo di accumulazione di capitale. Nonostante l’accentuato policentrismo urbano che caratterizza la Regione Marche, nel periodo considerato, sono tre le città chiave del suo sviluppo manifatturiero, Civitanova Marche, Pesaro e Fabriano, le quali da sole hanno contribuito alla variazione totale annua dell’occupazione manifatturiera della regione rispettivamente per il 17,7%, l’11,5% e per il 7,3%. Il contributo delle altre città, compresa Ancona (capoluogo regionale) è di poco superiore o inferiore al 4%. Ma la dinamica del settore in termini di crescita occupazionale non è stata costante in tutto il periodo considerato, così come pure il contributo dei singoli sistemi urbani. Nell’ultimo ventennio, infatti, il rallentamento complessivo del settore ha portato ad una ridefinizione del modello marchigiano, che ha puntato anche verso altri settori, come il terziario (servizi pubblici e privati) che però concentrandosi nelle principali città forse sta contribuendo, e anche questo ci proponiamo di valutare attraverso questa ricerca, ad una attenuazione del policentrismo e al conseguente rafforzamento di alcune polarità urbane innescando fenomeni di disequilibrio territoriale e il conseguente impoverimento demografico e sociale delle are più interne della Regione. Ecco perché sarà interessante, almeno dal nostro punto di vista, verificare la capacità dell’azione politica regionale nell’attuare processi di riequilibrio economico-territoriale anche attraverso l’integrazione dei fondi comunitari, nazionali e regionali, nell’ambito delle politiche regionali di sviluppo al fine di garantire una più elevata funzionalità, efficacia ed efficienza del sistema degli incentivi operanti sul territorio regionale e favorire una maggiore occupazione; in particolare l’occupazione altamente qualificata, elemento indispensabile per favorire un processo cumulativo di sviluppo duraturo e sostenibile Pertanto, al fine di valutare l’opportunità e la congruità delle scelte sin ora operate, rispetto al contesto di riferimento, l’Unita di Ricerca dell’Università di Macerata avvalendosi di un approccio metodologico comune (STeMA) valuterà l’efficacia e l’efficienza delle misure, anche finanziarie, poste in atto dallo Stato e dalla Regione e la loro performance migliorativa, potendo contare sui risultati consolidati in precedenti ricerche europee e nazionali sulla competitività territoriale regionale (Prezioso, 2006; AGeI, 2007-2009). Questo potrà essere possibile attraverso la costruzione di un Modello geo-economico destinato ad accogliere gli effetti territoriali delle politiche comunitarie in materia di rilancio dei sistemi di impresa sulla base della Carta europea delle PMI, che tiene conto della riforma in senso federalista dello Stato e del progetto Industria 2020 (Basilea 2) per desumere le opportune scelte finanziarie ed economiche, si potrà valutare l’efficacia e l’efficienza nell’uso dei fondi rispetto al modello di sviluppo che la Regione Marche, come le altre regioni italiane, intende attuare per contrastare positivamente e stabilmente gli effetti dell’attuale crisi. L’obiettivo finale che l’Unità di Ricerca si pone è, quindi, quello di riuscire a suggerire “policy reccomandations” appropriate per uno sviluppo integrato del sistema economico regionale.

Mod. A - Coesione territoriale e sviluppo competitivo in sostenibilità: indicatori e prospettive di policy per i sistemi e le reti d'impresa delle regioni italiane. Mod. B - Coesione territoriale e sviluppo competitivo in sostenibilità: indicatori e prospettive di policy per i sistemi e le reti d'impresa lungo la dorsale adriatica. Il caso della Regione Marche.

PORTO, CARMELO MARIA;BETTI, SIMONE
2010-01-01

Abstract

l’Unità di Ricerca dell’Università degli Studi di Macerata, seguendo l’approccio metodologico comune alle altre Unità, che partendo da una revisione critica della letteratura e dei concetti di coesione e della sua misurazione (da Shumpeter, 1954 agli ESPON Seminar 2008-2010 al, French Green paper on Cohesion 2008; Spanish-Bulgarian cohesion work, etc.), ha l’obiettivo di mettere a punto di una lista di indicatori, che possano permettere la misurazione delle differenze a livello regionale e provinciale (NUTS 2 e 3), dopo un’analisi ex-ante dei sistemi produttivi locali presenti lungo la dorsale adriatica, concentrerà la sua attenzione sul modello di sviluppo della Regione Marche, che vede nel sistema delle PMI e nei numerosi distretti che queste hanno contribuito a configurare, l’elemento trainante dell’intero sistema economico regionale. Particolarmente determinate nella costruzione del modello di sviluppo marchigiano è stato il contributo del settore manifatturiero che nel cinquantennio 1951-2001 si è rivelato il sostanziale motore di sviluppo locale per effetto di un consistente processo di accumulazione di capitale. Nonostante l’accentuato policentrismo urbano che caratterizza la Regione Marche, nel periodo considerato, sono tre le città chiave del suo sviluppo manifatturiero, Civitanova Marche, Pesaro e Fabriano, le quali da sole hanno contribuito alla variazione totale annua dell’occupazione manifatturiera della regione rispettivamente per il 17,7%, l’11,5% e per il 7,3%. Il contributo delle altre città, compresa Ancona (capoluogo regionale) è di poco superiore o inferiore al 4%. Ma la dinamica del settore in termini di crescita occupazionale non è stata costante in tutto il periodo considerato, così come pure il contributo dei singoli sistemi urbani. Nell’ultimo ventennio, infatti, il rallentamento complessivo del settore ha portato ad una ridefinizione del modello marchigiano, che ha puntato anche verso altri settori, come il terziario (servizi pubblici e privati) che però concentrandosi nelle principali città forse sta contribuendo, e anche questo ci proponiamo di valutare attraverso questa ricerca, ad una attenuazione del policentrismo e al conseguente rafforzamento di alcune polarità urbane innescando fenomeni di disequilibrio territoriale e il conseguente impoverimento demografico e sociale delle are più interne della Regione. Ecco perché sarà interessante, almeno dal nostro punto di vista, verificare la capacità dell’azione politica regionale nell’attuare processi di riequilibrio economico-territoriale anche attraverso l’integrazione dei fondi comunitari, nazionali e regionali, nell’ambito delle politiche regionali di sviluppo al fine di garantire una più elevata funzionalità, efficacia ed efficienza del sistema degli incentivi operanti sul territorio regionale e favorire una maggiore occupazione; in particolare l’occupazione altamente qualificata, elemento indispensabile per favorire un processo cumulativo di sviluppo duraturo e sostenibile Pertanto, al fine di valutare l’opportunità e la congruità delle scelte sin ora operate, rispetto al contesto di riferimento, l’Unita di Ricerca dell’Università di Macerata avvalendosi di un approccio metodologico comune (STeMA) valuterà l’efficacia e l’efficienza delle misure, anche finanziarie, poste in atto dallo Stato e dalla Regione e la loro performance migliorativa, potendo contare sui risultati consolidati in precedenti ricerche europee e nazionali sulla competitività territoriale regionale (Prezioso, 2006; AGeI, 2007-2009). Questo potrà essere possibile attraverso la costruzione di un Modello geo-economico destinato ad accogliere gli effetti territoriali delle politiche comunitarie in materia di rilancio dei sistemi di impresa sulla base della Carta europea delle PMI, che tiene conto della riforma in senso federalista dello Stato e del progetto Industria 2020 (Basilea 2) per desumere le opportune scelte finanziarie ed economiche, si potrà valutare l’efficacia e l’efficienza nell’uso dei fondi rispetto al modello di sviluppo che la Regione Marche, come le altre regioni italiane, intende attuare per contrastare positivamente e stabilmente gli effetti dell’attuale crisi. L’obiettivo finale che l’Unità di Ricerca si pone è, quindi, quello di riuscire a suggerire “policy reccomandations” appropriate per uno sviluppo integrato del sistema economico regionale.
2010
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