Gli obiettivi della ricerca sono direttamente connessi al suo impianto di fondo, che si sviluppa in una stretta correlazione fra ambito tematico e approccio metodologico. Gli obiettivi generali, condivisi da tutte le unità di ricerca sulla base di una sperimentata consuetudine di collaborazione, riguardano essenzialmente la possibilità di riconsiderare il nesso intrinseco e originario tra relazionalità e legami, oltre ogni giustapposizione estrinseca fra un'idea astratta di relazionalità (solitamente evocata per indicare di volta in volta, in modo indistinto, rapporti tra concetti, idee, persone e gruppi di persone) e un modo esteriore e irrigidito di accettare (o rifiutare) passivamente i legami sociali. La riqualificazione di tale nesso è un obiettivo irrinunciabile per qualificare il profilo di una socialità virtuosa, in cui inclusione e sicurezza non siano necessariamente immaginati come figure teoricamente e praticamente inconciliabili. L'operazione teorica più ambiziosa consiste quindi nella possibilità di accreditare sul terreno speculativo la valenza simultaneamente ontologica ed etica di tale nesso tra relazionalità e legami, riconosciuto come condizione costitutiva di uno statuto antropologico capace di coniugare in modo equilibrato e dinamico autonomia ed eteronomia, il lessico della libertà e quello della responsabilità. La fecondità di tale paradigma dev'essere quindi messa alla prova sul terreno storico della cultura e del costume, verificandone la capacità di contrastare efficacemente ogni deriva atomistica e identitaria, e di rigenerare in modo endogeno l'orizzonte dell'ethos condiviso. Gli obiettivi specifici prolungano questa finalità comune sul terreno di specifiche acquisizioni teorico-critiche, relative alla peculiare fisionomia delle diverse unità di ricerca. Il primo gruppo (Macerata, Venezia) punta a fare emergere alcune linee di ontologia della realtà imaginale, spettacolare e virtuale, ricavandone indicazioni eticamente connotate in ordine alla fioritura o implementazione dell'umano o, viceversa, in ordine alla sua possibile disgregazione o riduzione unilaterale. Conseguentemente, una rilettura in senso ontologicamente ed eticamente produttivo dell'immaginario e della narrazione consente di riqualificare un'etica pubblica dei legami, in cui il cambiamento di status dall'immediatezza dei “rapporti corti” all'orizzonte dei “rapporti lunghi”, che postulano una rete di mediazioni istituzionali, non attribuisce un coefficiente peggiorativo alla relazionalità. Nel dilatare oltre la sfera privata l'idea della reciprocità autentica, simmetrica e asimmetrica, è possibile riproporre uno statuto etico-ontologico del “noi” che risponde alla possibilità del negativo e al bisogno di sicurezza con la rassicurazione del reciproco affidamento, oltre ogni sovrapposizione estrinseca fra un paradigma di gratificazione soggettiva e un paradigma funzionale esterno. Il secondo gruppo (Perugia, Insubria) si ripromette di individuare le condizioni epistemologiche e linguistiche che sono alla base di una relazionalità aperta e inclusiva. Per un verso, la codificazione di nuovi modelli epistemologici, che tengono conto degli sviluppi più recenti del razionalismo critico europeo e delle ricerche algebriche, dei paradigmi di computazione/comunicazione, consentono di confrontarsi anche con lo sviluppo tecnologico delle reti (Internet e web) per studiare la possibilità di individuare reti sociali/biologiche ed organizzative di varia natura. Per altro verso, l'attenzione al linguaggio consente di individuare le condizioni della relazionalità tra affetti e legami nella loro ambivalenza, portando alla luce situazioni di ineguaglianza e di emarginazione, ma anche nuove opportunità di inclusione sociale. Il terzo gruppo (Padova, Roma) intende ricavare una valorizzazione della relazionalità da un'indagine unitaria intorno al soggetto morale, indagandone le forme e i luoghi in cui si realizza, tra autorelazione ed eterorelazione. Una comprensione più ampia della soggettività, capace di coniugare autonomia e relazionalità, si riflette anzitutto nel modo d'intendere l'etica filosofica, evidenziando le possibili connessioni tra assolutizzazione dell'autonomia in senso individualistico e varie forme di minimalismo etico, come procedura neutrale per regolare rapporti tra individui reciprocamente estranei. In secondo luogo, assumendo la filosofia della religione come snodo entro cui il piano dell'ontologia e quello dell'etica si scompongono e si ricompongono, è possibile riconsiderare il nesso tra autonomia e legami in ordine ad alcune questioni fondamentali di antropologia e bioetica, sullo sfondo di una riconsiderazione del rapporto laico-religioso, sacro-profano. Il quarto gruppo (Milano, Pavia) si prefigge di pervenire ad una valorizzazione etico-giuridica dei legami che accomunano la vita di relazione. Rispetto ad una problematica del “comune” ripropostasi come sfondo immunizzato rispetto all'invadenza delle ideologie otto-novecentesche e come oggetto di strategie diverse per far fronte ai problemi pressanti della convivenza democratica nel contesto di globalizzazione e di multiculturalismo, il primo obiettivo è la ricostruzione dell'idea di bene comune nelle sue formulazioni più classiche e paradigmatiche, quindi la sua messa a prova nelle pratiche sociali della solidarietà, della sussidiarietà, della condotta civica virtuosa, della libertà religiosa, delle pratiche tecnologiche. In secondo luogo, sul piano giuridico, si perseguono gli obiettivi di ricostruire la tradizione della teoria come conservazione e sviluppo della relazione intersoggettiva nella dimensione della socialità; quindi di articolare, analizzare e ridefinire i concetti costitutivi di una aggiornata teoria del diritto come relazione; infine di rivedere il lessico della tradizione filosofica, riesaminandone i nodi teorici fondamentali ancora rilevanti.

Relazionalità e legami. Prospettive ontologiche ed etiche

ALICI, Luigino
2011-01-01

Abstract

Gli obiettivi della ricerca sono direttamente connessi al suo impianto di fondo, che si sviluppa in una stretta correlazione fra ambito tematico e approccio metodologico. Gli obiettivi generali, condivisi da tutte le unità di ricerca sulla base di una sperimentata consuetudine di collaborazione, riguardano essenzialmente la possibilità di riconsiderare il nesso intrinseco e originario tra relazionalità e legami, oltre ogni giustapposizione estrinseca fra un'idea astratta di relazionalità (solitamente evocata per indicare di volta in volta, in modo indistinto, rapporti tra concetti, idee, persone e gruppi di persone) e un modo esteriore e irrigidito di accettare (o rifiutare) passivamente i legami sociali. La riqualificazione di tale nesso è un obiettivo irrinunciabile per qualificare il profilo di una socialità virtuosa, in cui inclusione e sicurezza non siano necessariamente immaginati come figure teoricamente e praticamente inconciliabili. L'operazione teorica più ambiziosa consiste quindi nella possibilità di accreditare sul terreno speculativo la valenza simultaneamente ontologica ed etica di tale nesso tra relazionalità e legami, riconosciuto come condizione costitutiva di uno statuto antropologico capace di coniugare in modo equilibrato e dinamico autonomia ed eteronomia, il lessico della libertà e quello della responsabilità. La fecondità di tale paradigma dev'essere quindi messa alla prova sul terreno storico della cultura e del costume, verificandone la capacità di contrastare efficacemente ogni deriva atomistica e identitaria, e di rigenerare in modo endogeno l'orizzonte dell'ethos condiviso. Gli obiettivi specifici prolungano questa finalità comune sul terreno di specifiche acquisizioni teorico-critiche, relative alla peculiare fisionomia delle diverse unità di ricerca. Il primo gruppo (Macerata, Venezia) punta a fare emergere alcune linee di ontologia della realtà imaginale, spettacolare e virtuale, ricavandone indicazioni eticamente connotate in ordine alla fioritura o implementazione dell'umano o, viceversa, in ordine alla sua possibile disgregazione o riduzione unilaterale. Conseguentemente, una rilettura in senso ontologicamente ed eticamente produttivo dell'immaginario e della narrazione consente di riqualificare un'etica pubblica dei legami, in cui il cambiamento di status dall'immediatezza dei “rapporti corti” all'orizzonte dei “rapporti lunghi”, che postulano una rete di mediazioni istituzionali, non attribuisce un coefficiente peggiorativo alla relazionalità. Nel dilatare oltre la sfera privata l'idea della reciprocità autentica, simmetrica e asimmetrica, è possibile riproporre uno statuto etico-ontologico del “noi” che risponde alla possibilità del negativo e al bisogno di sicurezza con la rassicurazione del reciproco affidamento, oltre ogni sovrapposizione estrinseca fra un paradigma di gratificazione soggettiva e un paradigma funzionale esterno. Il secondo gruppo (Perugia, Insubria) si ripromette di individuare le condizioni epistemologiche e linguistiche che sono alla base di una relazionalità aperta e inclusiva. Per un verso, la codificazione di nuovi modelli epistemologici, che tengono conto degli sviluppi più recenti del razionalismo critico europeo e delle ricerche algebriche, dei paradigmi di computazione/comunicazione, consentono di confrontarsi anche con lo sviluppo tecnologico delle reti (Internet e web) per studiare la possibilità di individuare reti sociali/biologiche ed organizzative di varia natura. Per altro verso, l'attenzione al linguaggio consente di individuare le condizioni della relazionalità tra affetti e legami nella loro ambivalenza, portando alla luce situazioni di ineguaglianza e di emarginazione, ma anche nuove opportunità di inclusione sociale. Il terzo gruppo (Padova, Roma) intende ricavare una valorizzazione della relazionalità da un'indagine unitaria intorno al soggetto morale, indagandone le forme e i luoghi in cui si realizza, tra autorelazione ed eterorelazione. Una comprensione più ampia della soggettività, capace di coniugare autonomia e relazionalità, si riflette anzitutto nel modo d'intendere l'etica filosofica, evidenziando le possibili connessioni tra assolutizzazione dell'autonomia in senso individualistico e varie forme di minimalismo etico, come procedura neutrale per regolare rapporti tra individui reciprocamente estranei. In secondo luogo, assumendo la filosofia della religione come snodo entro cui il piano dell'ontologia e quello dell'etica si scompongono e si ricompongono, è possibile riconsiderare il nesso tra autonomia e legami in ordine ad alcune questioni fondamentali di antropologia e bioetica, sullo sfondo di una riconsiderazione del rapporto laico-religioso, sacro-profano. Il quarto gruppo (Milano, Pavia) si prefigge di pervenire ad una valorizzazione etico-giuridica dei legami che accomunano la vita di relazione. Rispetto ad una problematica del “comune” ripropostasi come sfondo immunizzato rispetto all'invadenza delle ideologie otto-novecentesche e come oggetto di strategie diverse per far fronte ai problemi pressanti della convivenza democratica nel contesto di globalizzazione e di multiculturalismo, il primo obiettivo è la ricostruzione dell'idea di bene comune nelle sue formulazioni più classiche e paradigmatiche, quindi la sua messa a prova nelle pratiche sociali della solidarietà, della sussidiarietà, della condotta civica virtuosa, della libertà religiosa, delle pratiche tecnologiche. In secondo luogo, sul piano giuridico, si perseguono gli obiettivi di ricostruire la tradizione della teoria come conservazione e sviluppo della relazione intersoggettiva nella dimensione della socialità; quindi di articolare, analizzare e ridefinire i concetti costitutivi di una aggiornata teoria del diritto come relazione; infine di rivedere il lessico della tradizione filosofica, riesaminandone i nodi teorici fondamentali ancora rilevanti.
2011
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