La presente mostra, esposta in modalità permanente all'interno del Museo della Scuola «Paolo e Ornella Ricca» dell'Università degli Studi di Macerata dall'8 giugno 2012, intende introdurre il visitatore nel contesto opprimente e vessatorio della scuola elementare fascista, evidenziando indirettamente – attraverso la presentazione del pesante condizionamento ideologico cui il regime sottopose le giovani generazioni – le divergenze formali e sostanziali esistenti tra una scuola politicizzata e una scuola indipendente e democratica, come quella in cui ormai numerose generazioni di Italiani sono stati educati dal dopoguerra ad oggi. La prima sezione della mostra conduce attraverso la scansione temporale che ritmava la vita di scolari e scolare, sia quella quotidiana – in tempo di pace e in tempo di guerra – che quella annuale, sensibilmente modificata dal regime per dar vita a una sequenza di celebrazioni di carattere propagandistico. La seconda e la terza sezione consentono invece al visitatore di analizzare le materie d’insegnamento, osservando cosa e come si insegnava in quegli anni. Storia, geografia, aritmetica: nel corso degli anni Trenta ogni disciplina fu infarcita di contenuti ideologici, mentre quelli che potremmo definire i “valori” del regime permeavano le pratiche educative e ne costituivano i denominatori immancabili. L’ultima parte della mostra invita infine il visitatore ad allargare lo sguardo sui costumi scolastici e sui materiali didattici, tipici entrambi di quegli anni ma spesso caratterizzati da forti elementi di continuità con quelli in uso anche negli anni precedenti e in quelli seguenti. L’uso di calamaio, inchiostro, pennini e quaderni, ad esempio, caratterizzarono senz’altro la cultura materiale della scuola fascista, ma discendevano da una tradizione di lungo corso nella scuola italiana, che il regime in parte accolse e in parte modificò. Allo stesso modo, la costante stigmatizzazione del “somaro” e l’ampio repertorio di castighi e punizioni a disposizione dei maestri del passato ci rammentano non solo la scuola fascista, ma più in generale quanto disciplinata e disciplinante fosse la scuola d’un tempo.

Mostra permanente «Libro e moschetto, scolaro perfetto: ideologia e propaganda nella scuola elementare del periodo fascista (1922-1943)»

MEDA, JURI;SANI, Roberto;ASCENZI, ANNA;PATRIZI, ELISABETTA;BRUNELLI, MARTA;CAROLI, DORENA
2012-01-01

Abstract

La presente mostra, esposta in modalità permanente all'interno del Museo della Scuola «Paolo e Ornella Ricca» dell'Università degli Studi di Macerata dall'8 giugno 2012, intende introdurre il visitatore nel contesto opprimente e vessatorio della scuola elementare fascista, evidenziando indirettamente – attraverso la presentazione del pesante condizionamento ideologico cui il regime sottopose le giovani generazioni – le divergenze formali e sostanziali esistenti tra una scuola politicizzata e una scuola indipendente e democratica, come quella in cui ormai numerose generazioni di Italiani sono stati educati dal dopoguerra ad oggi. La prima sezione della mostra conduce attraverso la scansione temporale che ritmava la vita di scolari e scolare, sia quella quotidiana – in tempo di pace e in tempo di guerra – che quella annuale, sensibilmente modificata dal regime per dar vita a una sequenza di celebrazioni di carattere propagandistico. La seconda e la terza sezione consentono invece al visitatore di analizzare le materie d’insegnamento, osservando cosa e come si insegnava in quegli anni. Storia, geografia, aritmetica: nel corso degli anni Trenta ogni disciplina fu infarcita di contenuti ideologici, mentre quelli che potremmo definire i “valori” del regime permeavano le pratiche educative e ne costituivano i denominatori immancabili. L’ultima parte della mostra invita infine il visitatore ad allargare lo sguardo sui costumi scolastici e sui materiali didattici, tipici entrambi di quegli anni ma spesso caratterizzati da forti elementi di continuità con quelli in uso anche negli anni precedenti e in quelli seguenti. L’uso di calamaio, inchiostro, pennini e quaderni, ad esempio, caratterizzarono senz’altro la cultura materiale della scuola fascista, ma discendevano da una tradizione di lungo corso nella scuola italiana, che il regime in parte accolse e in parte modificò. Allo stesso modo, la costante stigmatizzazione del “somaro” e l’ampio repertorio di castighi e punizioni a disposizione dei maestri del passato ci rammentano non solo la scuola fascista, ma più in generale quanto disciplinata e disciplinante fosse la scuola d’un tempo.
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