Si sa che, se ben posto, il problema è per metà risolto. A tal fine il giusto assunto - molto spesso trascurato - è che ci si ha cura di ciò di cui si riconosce il valore (qua-lunque); che, dunque, il valore determinante per le sorti della cosa è quello percepito e che la misura ne è data da quanto soddisfa bisogni quanto importanti per chi lo percepisce, nonché dal numero e dal peso dei percettori. Il valore di qualunque oggetto è, pertanto, l’esito (vario e variabile anche a seconda del tempo e del luogo) di un’opera aperta (come direbbe Eco). Nell’opera aperta, a condizionarne l’esito, può intervenire un mezzo proattivo. Nel nostro caso fra il percettore e l’oggetto (le raccolte museali, nonché la città e il territorio ai quali rinviano) interviene il museo in quanto strumento di comunicazione. Perciò la sorte dell’oggetto dipende per una parte, che può essere determinante, dall’azione del museo; la sorte del museo dipende anzitutto da se stesso. Forse nel medio, certo nel lungo termine, nessun potere decisionale ha la forza (né, solitamente, la volontà) di assicurare la sopravvivenza di ciò di cui una quantità efficiente (bastante ad orientare il potere decisionale) di percettori non ravvisi un valore maggiore del costo (qualunque) che comporta la sua sopravvivenza. Ciò posto, inizia la ricerca della possibile soluzione (di cui si dirà nell’intervento), affrontando i seguenti quesiti: a) quale valore (di quali e quante specie e se disciplinarmente settoriale o storica-mente intero) soddisfi quanto quali bisogni del percettore; b) quali modalità di comunicazione lo facciano meglio percepire rispetto alle capa-cità di ricezione del percettore; c) quali bisogni del percettore siano meritevoli di attenzione e se alcuni e quali non lo siano. Benché ulteriormente (e utilmente) articolabili, questi quesiti si riassumono in uno: come il museo debba essere impiantato e gestito oggi, in modo da generare il valore/utilità da cui dipende la sopravvivenza sua, delle sue raccolte e del paesaggio in cui consiste molto del valore (identitario) delle città, del Paese; quel valore che decide cosa verrà rinunciato, cosa conservato immutato, cosa trasformato e come, qualora, per tutelarne il valore, se ne rispettino le capacità di carico fisico e semantico.

Il cambiamento del ruolo sociale del museo nei centri urbani

CERQUETTI, MARA;DRAGONI, PATRIZIA;MONTELLA, Massimo
2013-01-01

Abstract

Si sa che, se ben posto, il problema è per metà risolto. A tal fine il giusto assunto - molto spesso trascurato - è che ci si ha cura di ciò di cui si riconosce il valore (qua-lunque); che, dunque, il valore determinante per le sorti della cosa è quello percepito e che la misura ne è data da quanto soddisfa bisogni quanto importanti per chi lo percepisce, nonché dal numero e dal peso dei percettori. Il valore di qualunque oggetto è, pertanto, l’esito (vario e variabile anche a seconda del tempo e del luogo) di un’opera aperta (come direbbe Eco). Nell’opera aperta, a condizionarne l’esito, può intervenire un mezzo proattivo. Nel nostro caso fra il percettore e l’oggetto (le raccolte museali, nonché la città e il territorio ai quali rinviano) interviene il museo in quanto strumento di comunicazione. Perciò la sorte dell’oggetto dipende per una parte, che può essere determinante, dall’azione del museo; la sorte del museo dipende anzitutto da se stesso. Forse nel medio, certo nel lungo termine, nessun potere decisionale ha la forza (né, solitamente, la volontà) di assicurare la sopravvivenza di ciò di cui una quantità efficiente (bastante ad orientare il potere decisionale) di percettori non ravvisi un valore maggiore del costo (qualunque) che comporta la sua sopravvivenza. Ciò posto, inizia la ricerca della possibile soluzione (di cui si dirà nell’intervento), affrontando i seguenti quesiti: a) quale valore (di quali e quante specie e se disciplinarmente settoriale o storica-mente intero) soddisfi quanto quali bisogni del percettore; b) quali modalità di comunicazione lo facciano meglio percepire rispetto alle capa-cità di ricezione del percettore; c) quali bisogni del percettore siano meritevoli di attenzione e se alcuni e quali non lo siano. Benché ulteriormente (e utilmente) articolabili, questi quesiti si riassumono in uno: come il museo debba essere impiantato e gestito oggi, in modo da generare il valore/utilità da cui dipende la sopravvivenza sua, delle sue raccolte e del paesaggio in cui consiste molto del valore (identitario) delle città, del Paese; quel valore che decide cosa verrà rinunciato, cosa conservato immutato, cosa trasformato e come, qualora, per tutelarne il valore, se ne rispettino le capacità di carico fisico e semantico.
2013
9788849138474
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/112806
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact