La rassegna della letteratura precedentemente proposta ci consente di fare emergere due questioni metodologiche di fondo. La prima attiene all'impossibilità di verificare direttamente ed esaurientemente le differenze reali di natura macroeconomica semplificate tramite fatti stilizzati, attraverso una unica teoria di riferimento, come è stato visto nell'introduzione di questo lavoro. La seconda questione metodologica riguarda la possibile risoluzione delle inadeguatezze interpretative proprie delle differenti teorie dello sviluppo attraverso una loro analisi incentrata sulle ipotesi inerenti i comportamenti degli agenti microeconomici che, in effetti, sono i soli responsabili delle reali differenze di sviluppo osservabili nel territorio. Proprio con riferimento alle ipotesi sottostanti alle scelte individuali, l'inadeguatezza teorica delle suddette teorie dello sviluppo consisterebbe nel fatto che esse, più o meno comunemente, continuano ad accettare l'ipotesi forte di un comportamento microeconomico guidato esclusivamente da una razionalià cosiddetta sostantiva. Questo vuol dire che gli "sforzi", che ogni agente (impresa e/o famiglia) compie, tendono sempre a massimizzare una funzione di utilità individuale che è soggetta ad un insieme noto di vincoli, semplicemente identificato nei prezzi relativi, funzione che è supposta simultanea ed indipendente rispetto alle altre funzioni di utilità individuali, all'interno di un ambiente di mercato definito come perfettamente competitivo. In conformità a queste ipotesi fondamentali ne consegue che l'unica soluzione di equilibrio dinamico per il sistema è identificata dal sentiero di crescita bilanciata precedentemente discusso. Pertanto, la necessità di spiegare teoricamente il carattere persistente e non frizionale delle differenze all'interno di un unico sistema richiede che la teoria specifichi diversamente le ipotesi inerenti la razionalità dei comportamenti microeconomici.

Il metodo seguito nell'indagine

CORINTO, GIAN LUIGI
1992-01-01

Abstract

La rassegna della letteratura precedentemente proposta ci consente di fare emergere due questioni metodologiche di fondo. La prima attiene all'impossibilità di verificare direttamente ed esaurientemente le differenze reali di natura macroeconomica semplificate tramite fatti stilizzati, attraverso una unica teoria di riferimento, come è stato visto nell'introduzione di questo lavoro. La seconda questione metodologica riguarda la possibile risoluzione delle inadeguatezze interpretative proprie delle differenti teorie dello sviluppo attraverso una loro analisi incentrata sulle ipotesi inerenti i comportamenti degli agenti microeconomici che, in effetti, sono i soli responsabili delle reali differenze di sviluppo osservabili nel territorio. Proprio con riferimento alle ipotesi sottostanti alle scelte individuali, l'inadeguatezza teorica delle suddette teorie dello sviluppo consisterebbe nel fatto che esse, più o meno comunemente, continuano ad accettare l'ipotesi forte di un comportamento microeconomico guidato esclusivamente da una razionalià cosiddetta sostantiva. Questo vuol dire che gli "sforzi", che ogni agente (impresa e/o famiglia) compie, tendono sempre a massimizzare una funzione di utilità individuale che è soggetta ad un insieme noto di vincoli, semplicemente identificato nei prezzi relativi, funzione che è supposta simultanea ed indipendente rispetto alle altre funzioni di utilità individuali, all'interno di un ambiente di mercato definito come perfettamente competitivo. In conformità a queste ipotesi fondamentali ne consegue che l'unica soluzione di equilibrio dinamico per il sistema è identificata dal sentiero di crescita bilanciata precedentemente discusso. Pertanto, la necessità di spiegare teoricamente il carattere persistente e non frizionale delle differenze all'interno di un unico sistema richiede che la teoria specifichi diversamente le ipotesi inerenti la razionalità dei comportamenti microeconomici.
1992
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